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consulente marketing agenzia

Quanto costa un consulente per il marketing 2.0?

Poco o tanto. Ma che sia bravo!

I costi di una consulenza per il social media marketing sono difficili da monetizzare.

Quanto valgono i consigli di un consulente esperto in marketing 2.0? Impossibile saperlo. Anche perché se i consigli sono buoni ma, all’atto pratico, non vengono eseguiti in maniera corretta, il cliente può avere da ridire.

A questo punto è meglio affidare tutta la gestione in mano a chi se ne intende e farci fare un bel programma con cronistoria delle azioni da svolgere sui vari social network. Ma quanto costa? Questo lo sappiamo. Costa molto.

Affidarsi ad un consulente esperto non vuol dire solo consegnare le chiavi della comunicazione della propria azienda per quanto riguarda il web 2.0.

Significa affidare a questa persona la propria filosofia imprenditoriale, la propria storia ed il proprio futuro.

È quindi un bene che questa persona conosca alla perfezione tutte le dinamiche interne all’azienda, le persone che ci lavorano ed anche i loro pensieri. Nel caso di una consulenza esterna, affidatevi con sapienza all’agenzia che volete scegliere e coinvolgetela il più possibile magari chiedendo la presenza di una risorsa nella vostra azienda una volta alla settimana.

Respirare l’aria dell’azienda, conoscere chi ne fa parte, capire come si comunica all’interno e quali sono i problemi legati al flusso di relazioni interno, è di importanza fondamentale per migliorare la comunicazione online.

Esagerato, penseranno in molti. Serio, pensiamo noi.

L’importanza del pensiero strategico

Molti novelli della materia o agenzie con troppo lavoro, tendono ad approcciare a questo mondo dinamico ed in continua evoluzione facendo puro spam, tralasciando l’importanza delle relazioni e delle conversazioni, senza stendere una strategia con una vision quantomeno semestrale che comprenda differenti fattori:

  1. Una comunicazione efficace sui social che crei engagement e non sia né ripetitiva né stucchevole o scontata. Bisogna innovare continuamente per tenere svegli fan e follower e per farlo occorre tempo e conoscenza degli ultimi trend.
  2. Una programmazione dei lavori ben schedulata che metta dentro i tipi di interventi da fare sui social, il numero di post quotidiani, policy e strategie di advertising basate sugli eventi e le tendenze di determinati periodi e molto altro.

Relazionarsi con un esperto di tendenze sociali (che abbia un’infarinatura di psicologia e che parli di web con le persone anche fuori dal web) è tutt’altro che facile.

Si tratta di affidargli la gestione di un account Twitter che sia creativa e porti un ritorno; di una pagina Facebook che crei awareness per il brand anche creando applicazioni divertenti.

C’è bisogno di qualcuno che frequenti costantentemente community e blog a tema con la sola finalità di apportare un contributo utile.

Occorre quindi diffondere il verbo e farsi trovare preparati all’occorrenza 😛

Per tutto questo occorre tempo e conoscenza. E tutto questo ha un costo

Se avete bisogno di consigli tecnici, consulenza social media marketing e costi potete contattarci. Dove? Compilando il form dei contatti e, ovviamente, sulla pagina fan di Facebook.

Saremo lieti di dirvi anche i costi delle nostre attività.

Nel 2009 crea Socialmediamarketing.it. Web marketing manager, con passione per SEO, Social e Google Ads. Formatore aziendale. Laureato in comunicazione nel 2006 con tesi sullo User generated advertising.

46 Comments
  • Alessandro Cosimetti - Blog in
    29 Maggio 2009 at 17:35

    La consulenza nasce subito dopo la consapevolezza, ovvero quando le aziende si rendono conto che hanno bisogno di aiuto e che non possono fare tutto “a modo loro”.

    Alessandro

  • Alessandro Cosimetti - Blog in Azienda
    29 Maggio 2009 at 18:35

    La consulenza nasce subito dopo la consapevolezza, ovvero quando le aziende si rendono conto che hanno bisogno di aiuto e che non possono fare tutto “a modo loro”.

    Alessandro

  • felice di lernia
    30 Maggio 2009 at 18:51

    Vi ho trovati! 🙂
    finalmente trovo su internet qualcuno che parla di quello che sarà il mio mestiere + o –

    Per quanto riguarda far comprendere al cliente di cosa parliamo (e quanto costa una consulenza marketing 2.0 )è un’impresa molto ardua.
    Il problema è culturale.
    Io avrei pensato ad un metodo per diffondere questo tipo di sapere e nello stesso tempo creare una rete di stockholder!
    il consulente web 2.0 potrebbe fare dei corsi gratuiti per imprenditori che spiegano cos’è il suo lavoro e come funzionano le tecnologie che utilizza.

    Cosa ne pensate? quasi quasi lo faccio… 🙂

  • felice di lernia
    30 Maggio 2009 at 19:51

    Vi ho trovati! 🙂
    finalmente trovo su internet qualcuno che parla di quello che sarà il mio mestiere + o –

    Per quanto riguarda far comprendere al cliente di cosa parliamo (e quanto costa una consulenza marketing 2.0 )è un’impresa molto ardua.
    Il problema è culturale.
    Io avrei pensato ad un metodo per diffondere questo tipo di sapere e nello stesso tempo creare una rete di stockholder!
    il consulente web 2.0 potrebbe fare dei corsi gratuiti per imprenditori che spiegano cos’è il suo lavoro e come funzionano le tecnologie che utilizza.

    Cosa ne pensate? quasi quasi lo faccio… 🙂

  • Jose Gragnaniello
    31 Maggio 2009 at 10:25

    @Alessandro
    Quello che dici è vero ma il problema delle aziende è che non sanno nemmeno cosa sia il social media marketing.

    @Felice
    Grande Felice! 😀
    Ottima idea, forse è l’unica soluzione per far capire qualcosa soprattutto alle piccole imprese.

  • felicedilernia
    31 Maggio 2009 at 13:52

    Grazie,
    hai detto bene, le PMI sono le imprese che più potrebbero beneficiare delle nuove tecnologie…potrebbero crearsi una propria rete di “interessati” all’azienda e smetterla di spendere soldi in pubbicità inutili…
    cmq se qualcuno è interessato a creare delle lezioni, a ragionare sugli argoment da stabiire gli argomenti…o sul linguaggio da utilizzare…magari potremmo farlo qui assieme!
    che ne pensate?
    Magari comincio a buttar giù qualcosa…

    Buona domenica…

  • felicedilernia
    31 Maggio 2009 at 14:52

    Grazie,
    hai detto bene, le PMI sono le imprese che più potrebbero beneficiare delle nuove tecnologie…potrebbero crearsi una propria rete di “interessati” all’azienda e smetterla di spendere soldi in pubbicità inutili…
    cmq se qualcuno è interessato a creare delle lezioni, a ragionare sugli argoment da stabiire gli argomenti…o sul linguaggio da utilizzare…magari potremmo farlo qui assieme!
    che ne pensate?
    Magari comincio a buttar giù qualcosa…

    Buona domenica…

  • Gianluigi
    5 Giugno 2009 at 20:53

    Ho scritto anche io un post di recente (https://webspecialist.wordpress.com/2009/04/02/perche-il-nuovo-professionista-del-web-e-sempre-piu-specialista-umanista-e%e2%80%a6redditizio-per-l%e2%80%99azienda/) e condivido con voi il tema dell’importanza di questa figura e insieme la difficoltà di valutarla.

    Dal mio punto di vista questa figura però non potrà che potenziarsi, per alcune ragioni:

    1) Internet è sempre più complesso e ricco di strumenti non paragonabili a nessuno di quelli che li hanno preceduti, come l’insieme delle tecnologie del web 2.0;

    2) Le skills tecniche necessarie ad un lavoro su tutti i possibili strumenti non sono più possedibili in toto in azienda, occorre dunque lavorare sempre più con parti terze da selezionare e coordinare sulla base di una forte e ampia competenza di Internet;

    3) A chi lavora sul web sul piano strategico è chiesta una visione sempre più ampia e ‘umanistica’: costruzione di relazioni, scelta di linguaggi e creazione di progetti multicanale;

    4) Le aziende che sanno indirizzare correttamente l’uso del web 2.0 e dei social media sono ancora poche e ciò garantisce un grandissimo vantaggio competitivo a chi li approccia in modo strategico.

    Ciao e complimenti per il blog

    Gianluigi

  • Gianluigi
    5 Giugno 2009 at 21:53

    Ho scritto anche io un post di recente (https://webspecialist.wordpress.com/2009/04/02/perche-il-nuovo-professionista-del-web-e-sempre-piu-specialista-umanista-e%e2%80%a6redditizio-per-l%e2%80%99azienda/) e condivido con voi il tema dell’importanza di questa figura e insieme la difficoltà di valutarla.

    Dal mio punto di vista questa figura però non potrà che potenziarsi, per alcune ragioni:

    1) Internet è sempre più complesso e ricco di strumenti non paragonabili a nessuno di quelli che li hanno preceduti, come l’insieme delle tecnologie del web 2.0;

    2) Le skills tecniche necessarie ad un lavoro su tutti i possibili strumenti non sono più possedibili in toto in azienda, occorre dunque lavorare sempre più con parti terze da selezionare e coordinare sulla base di una forte e ampia competenza di Internet;

    3) A chi lavora sul web sul piano strategico è chiesta una visione sempre più ampia e ‘umanistica’: costruzione di relazioni, scelta di linguaggi e creazione di progetti multicanale;

    4) Le aziende che sanno indirizzare correttamente l’uso del web 2.0 e dei social media sono ancora poche e ciò garantisce un grandissimo vantaggio competitivo a chi li approccia in modo strategico.

    Ciao e complimenti per il blog

    Gianluigi

  • Jose Gragnaniello
    11 Giugno 2009 at 10:06

    @Felice
    Si Felice, non è male come idea. Se hai intenzione di scrivere qualcosa un guest post è sempre bene accetto. Di dove sei? Puoi scriverci a sensazioni @ socialmediamarketing.it

    @Gianluigi
    Grazie per i complimenti, anche io leggo spesso il tuo blog e lo trovo molto interessante. La tua analisi è giusta. Aggiungo che il futuro consulente dovrà quasi impazzire per conoscere tutti i canali di comunicazione “attivi” sul web.

    Intanto il New York Times assume social media editor… https://lucaconti.nova100.ilsole24ore.com/2009/05/social-media-editor-al-new-york-times.html

  • Davide Di Cioccio
    11 Giugno 2009 at 16:25

    senza dover per forza sentirmi un consulente di web marketing, quando creo un “evento” magari musicale mi viene spontaneo creare un evento su Facebook, Lastfm e Myspace.

    Aziende con prodotti da piazzare sul mercato potrebbero aprirsi un canale Youtube e creare un’applicazione “virale” su Facebook.

    Gente preparata che possa fare delle consulenze a grandi gruppi già esistenti o a piccole aziende in cerca di visibilità sono necessarie!

    ‘sto kazzo di “Made in Italy” tanto osannato non ha i mezzi per uscire allo scoperto!!!

  • sara caminati
    29 Giugno 2009 at 14:54

    Qualche mese fa con Innovation Marketing abbiamo lanciato la figura del Personal Digital VIP che si pone proprio come “consulente esperto in marketing 2.0”, per questo vorrei confrontarmi con voi sul tema.

    >Quanto valgono i consigli di un consulente esperto in marketing 2.0?
    – Valgono quanto quelli di un consulente di marketing tradizionale. Il ragionamento funziona allo stesso modo: non sempre i consigli di chi fa comunicazione vengono poi tradotti in vantaggi per il cliente.

    >Il cliente può avere da ridire?
    – credo sia una cosa a cui siamo abituati tutti. Dalla commessa, al personale di un albergo, ai consulenti di marketing.

    >A questo punto è meglio affidare tutta la gestione in mano a chi se ne intende e farci fare un bel programma con cronistoria delle azioni da svolgere sui vari social network. Ma quanto costa? Questo lo sappiamo. Costa molto.
    – sicuramente un buon consulente di marketing 2.0 fa un’analisi, offre soluzioni e poi fornisce risultati.
    Quanto costa? Da pochissimo a tantissimo. Tutto dipende dagli obiettivi dell’azienda che si rivolge al consulente.
    Dire “costa molto” non mi sembra corretto. Anche un logo costa molto se lo facciamo realizzare da una nota agenzia e può costare pochissimo se fatto da un freelance (e non necessariamente con minore qualità)

    >Significa affidare a questa persona la propria filosofia imprenditoriale, la propria storia ed il proprio futuro.
    È quindi un bene che questa persona conosca alla perfezione tutte le dinamiche interne all’azienda, le persone che ci lavorano ed anche i loro pensieri.
    – anche affidarsi ad un’agenzia per realizzare una campagna pubblicitaria comporta le stesse cose…quello che forse cambia è l’immediatezza. Su altri media i “consulenti” possono prendere tempo per pensare, controllare. Sul web…semplicemente non c’e’ tempo ma azione e immediatezza.

    Per quanto riguarda la “preparazione” delle aziende italiane a tutto ciò, si inizia a notare un pò di fiducia. In questo senso la formazione è semplicemente necessaria.

  • Il marketing secondo @ntonio (monizzi)
    29 Giugno 2009 at 17:04

    Bella discussione, mi ci butto a capofitto!
    Innanzitutto un ben trovato ai miei cari e valenti AMICI e colleghi Sara e Gianluigi, veri punti di riferimento per chi voglia affrontare la materia dell’agire professionale in ottica web 2.0.
    Segnalo un mio intervento dal titolo “brand on line tra senso e consenso” nel mio gruppetto Faisbookiano- https://www.facebook.com/topic.php?uid=121167890283&topic=13980-.
    Ma veniamo a noi.
    Nell’economia dei discorsi che ho letto io metterei in evidenza un paio di cose:
    * La strategia di Marketing non può essere demandata, il consulente o chi per lui puo funzionare da facilitatore, puo in parte tradurre in un linguaggio più consono, identificare le scelte strategico/tattiche più adatte alla bisogna, ma deve essere il responsabile del progetto di impresa ad effettuare le scelte, ad impossessarsene a fare una vera azione di guidance.
    * Questa professione a mio avviso esiste già, Gianluigi,Sara, e nel suo piccolo anche il sottoscritto, ne sono la prova, approcci differenti, vero!
    Ma la matrice professionale, ed i ferri del mestiere sono in fondo gli stessi.
    Spero solo non si finisca per macerarla in logiche consociative da vecchi e stantio albo professionale.
    Da qualche parte ho anche sentito che ci sarà una sovrapposizione tout court tra Seo,Sem e Web Marketeer, io non sono del tutto convinto che sia vero, tantomeno sono convinto della validità di un evoluzione professionale in tal senso.
    * In relazione alla diffusione del bisogno, tutte le strade sono buone, ma come spesso racconto, il trucco sta nel trovare il linguaggio e le modalità giuste, sia sul web che fuori, non potere chiedere ad un imprenditore hai bisogno di social media marketing… magari meglio chiedergli se vuole diffondere la conoscenza della sua azienda e incrementare i suoi fatturati investendo molto meno di quanto dovrebbe fare in una campagna di advertising classico dove peraltro non può fare nessuna misurazione.
    Si lo so…mi direte ma quello ci dice che non ha bisogno di essere presente sul web….
    Beh rispondetegli che è probabile che ci sia già…ma che non glielo hanno detto.
    Cito una vecchia…davvero vecchia canzone…. “Ma Pippo Pippo non lo sa…che quando passa….!”
    Ad Maiora
    @ntonio

  • Luca Costalonga
    29 Giugno 2009 at 17:16

    I Social..Questi strumenti rivoluzionari di cui se ne parla continuamente…
    L’hanno addirittura inserito tra temi da scegliere all’esame di Stato delle superiori!!!!

    Penso comunque che la strategia di marketing sul web vada a braccetto con le esigenze e le conoscenze di chi ci naviga ed è da li che bisogna partire!

    Chi si vuole occupare professionalmente deve assolutamente conoscere cosa succede nella rete e capire cosa le persone si aspettano da quando cliccano su “connetti” a quando spengono il computer.
    Ciò non è per niente facile perchè dall’oggi al domani le cose possono cambiare…

    Ma per un’azienda, esigente e concreta, quello che si chiede è: come posso fare affari con i Social Network?

    Io, come utente “modello”, l’ho chiesto direttamente a Google! 🙂

    Luca

  • Luca Costalonga
    29 Giugno 2009 at 19:16

    I Social..Questi strumenti rivoluzionari di cui se ne parla continuamente…
    L’hanno addirittura inserito tra temi da scegliere all’esame di Stato delle superiori!!!!

    Penso comunque che la strategia di marketing sul web vada a braccetto con le esigenze e le conoscenze di chi ci naviga ed è da li che bisogna partire!

    Chi si vuole occupare professionalmente deve assolutamente conoscere cosa succede nella rete e capire cosa le persone si aspettano da quando cliccano su “connetti” a quando spengono il computer.
    Ciò non è per niente facile perchè dall’oggi al domani le cose possono cambiare…

    Ma per un’azienda, esigente e concreta, quello che si chiede è: come posso fare affari con i Social Network?

    Io, come utente “modello”, l’ho chiesto direttamente a Google! 🙂

    Luca

  • Jose Gragnaniello
    29 Giugno 2009 at 17:48

    Grazie per la partecipazione ragazzi.
    @sara il “costa tanto” era riferito a ciò che dicevo, ma quando dico costa tanto non intendo 50mila euro, sia chiaro (5mila forse si…). Poi dipende tutto molto dai tempi di gestione, dalla formazione, dalla strategia che si vuole adottare e dai problemi che possono sorgere. Per come la vedo io ogni azienda ha bisogno di una strategia ad hoc e questa cosa non la si può fare per quattro soldi.

    @Antonio: molto rapidamente i padroncini della piccola e media impresa capiranno quale valore aggiunto può offrire loro una presenza costante ed anche creativa sui social network. Per quanto riguarda la misurazione ed il controllo, dovrebbero averlo già capito da anni, ma, purtroppo per loro, non è così.

    @Luca: una cosa su cui mi focalizzo molto sono gli studi sull’attenzione. Non trovo per nulla fruttuoso inserirsi in una discussione o coversazione senza chiedere il permesso e senza dire la propria in modo originale e vantaggioso per chi partecipa al confronto. Ma questo lo fanno veramente in pochi.

    Non so in quanti di voi conoscono gli studi sulla captologia del prof. B.J Fogg. Alla Stanford hanno addirittura un gruppo di studio sulle applicazioni di Facebook https://credibilityserver.stanford.edu/captology/facebook/(aggiornato ad ottobre 2007…). La captologia studia come le tecnologie possono avere effetti persuasivi sui nostri comportamenti. Vi consiglio di leggere il libro Tecnologie della persuasione.

  • Luca Costalonga
    29 Giugno 2009 at 18:19

    Caro Jose,
    il tuo intervento ha poco stile in visione web 2.0 e un po mi è dispiaciuto sinceramente.

    Perciò finché pubblichi discussioni o conversazioni in internet non puoi dire chi è invitato o meno perchè qui ognuno a pari opportunità di scirvere.. a meno che tu sia un dio e che magari ti ritrovi poteri per decidere per noi cos’è il giusto o cos’è il sbagliato! Anche se sarebbe un po anti-Social! 🙂

    Per il resto del tuo commento lascio stare..alla fine sei un dio e perciò avrai sicuramente ragione!!

    Auguri per la tua carriera da Social Media Marketer!

  • Luca Costalonga
    29 Giugno 2009 at 20:19

    Caro Jose,
    il tuo intervento ha poco stile in visione web 2.0 e un po mi è dispiaciuto sinceramente.

    Perciò finché pubblichi discussioni o conversazioni in internet non puoi dire chi è invitato o meno perchè qui ognuno a pari opportunità di scirvere.. a meno che tu sia un dio e che magari ti ritrovi poteri per decidere per noi cos’è il giusto o cos’è il sbagliato! Anche se sarebbe un po anti-Social! 🙂

    Per il resto del tuo commento lascio stare..alla fine sei un dio e perciò avrai sicuramente ragione!!

    Auguri per la tua carriera da Social Media Marketer!

  • sara caminati
    29 Giugno 2009 at 18:55

    In effetti non è un blog ad invito e non c’e’ neppure bisogno di registrarsi. Se si condividono contenuti…si condividono e basta, altrimenti scriviamoli su un pezzo di carta e nascondiamolo in un cassetto.
    Originalità? Bisogna per forza averne per commentare un post?

    Su, ragazzi! Cerchiamo di tirare fuori qualcosa di costruttivo! 🙂

    Riguardo ai costi per poco/tanto intendo una forbice che va da poche centinaia a migliaia di euro al mese.
    Dipende da cosa vuole il cliente. In che modo vuole essere sui social? Di quali e quanti altri servizi ha bisogno?

    L’unica certezza è che non c’e’ e non può esserci ancora un prezzo di mercato. Tutti si concentrano su Facebook, MySpace, ma se segui un cliente che si occupa di medicina hai bisogno di posizionarlo altrove.

    Comunque tante persone si occupano di brand reputation e marketing 2.0. Mi piacerebbe leggerli qui (se jose è d’accordo). cosa ne pensate?

    Sara Caminati

  • sara caminati
    29 Giugno 2009 at 20:55

    In effetti non è un blog ad invito e non c’e’ neppure bisogno di registrarsi. Se si condividono contenuti…si condividono e basta, altrimenti scriviamoli su un pezzo di carta e nascondiamolo in un cassetto.
    Originalità? Bisogna per forza averne per commentare un post?

    Su, ragazzi! Cerchiamo di tirare fuori qualcosa di costruttivo! 🙂

    Riguardo ai costi per poco/tanto intendo una forbice che va da poche centinaia a migliaia di euro al mese.
    Dipende da cosa vuole il cliente. In che modo vuole essere sui social? Di quali e quanti altri servizi ha bisogno?

    L’unica certezza è che non c’e’ e non può esserci ancora un prezzo di mercato. Tutti si concentrano su Facebook, MySpace, ma se segui un cliente che si occupa di medicina hai bisogno di posizionarlo altrove.

    Comunque tante persone si occupano di brand reputation e marketing 2.0. Mi piacerebbe leggerli qui (se jose è d’accordo). cosa ne pensate?

    Sara Caminati

  • Enzo Santagata
    29 Giugno 2009 at 21:40

    Luca, credo tu abbia frainteso.

    Jose si riferiva al fatto che trova infruttuoso per le aziende entrare in una discussione senza portare valore aggiunto. E il compito del consulente di social media marketing è quello di aiutare a cambiare determinate dinamiche.

    Non era rivolto a te 🙂

  • Enzo Santagata
    29 Giugno 2009 at 23:40

    Luca, credo tu abbia frainteso.

    Jose si riferiva al fatto che trova infruttuoso per le aziende entrare in una discussione senza portare valore aggiunto. E il compito del consulente di social media marketing è quello di aiutare a cambiare determinate dinamiche.

    Non era rivolto a te 🙂

  • Jose Gragnaniello
    29 Giugno 2009 at 21:58

    oh luca mi hai franinteso alla grande! 😀

  • Jose Gragnaniello
    29 Giugno 2009 at 21:59

    ed anche sara di conseguenza!

  • sara caminati
    30 Giugno 2009 at 09:25

    Beh, può capitare di fraintendere, dai 🙂

    Allora? Invitiamo gli altri???

    Buona giornata e buon lavoro a tutti!

    Sara

  • sara caminati
    30 Giugno 2009 at 11:25

    Beh, può capitare di fraintendere, dai 🙂

    Allora? Invitiamo gli altri???

    Buona giornata e buon lavoro a tutti!

    Sara

  • sara caminati
    30 Giugno 2009 at 18:01

    Beh, capita!

    La scrittura non sempre riesce ad esprimere veramente il nostro pensiero e soprattutto, il tono di voce 🙂

    Faccio girare la voce!

    A presto!

    Sara

  • Luca Costalonga
    1 Luglio 2009 at 13:42

    Ero convinto di aver capito una cosa ben precisa.. Se il senso del discorso era un altro ben venga! Meglio così! 🙂

  • Sara Caminati
    2 Luglio 2009 at 10:24

    Allora, riprendiamo il filo del discorso:

    – parlavamo di costi, che possono essere molto flessibili

    – ho letto spesso che questo tipo di attività non è misurabile in termini di rientro per il cliente, cosa ne pensate?

    – abbiamo parlato di formazione. Suggerimenti su eventuali corsi in programma, che voi sappiate?

    – Nei corsi rivolti alle aziende: meglio spiegare le tecniche o le motivazioni che dovrebbero indurre l’azienda a scegliere un consulente dedicato a tale attività?

    – altra domanda. Secondo voi è meglio una figura interna o esterna all’azienda?

    Sara Caminati
    Innovation Marketing

  • Jose Gragnaniello
    2 Luglio 2009 at 08:52

    La misurazione è possibile attuando determinate strategie, ad esempio: decido di dare buoni sconto esclusivamente via Twitter e di chiedere a chi viene contattato (se e quando farà l’acquisto) di dire che quel buono sconto lo ha ricevuto da Twitter. Ovviamente gli utenti interessati si trovano grazie Twitter search o a Tweetgeek. Ecco che con un esempio anche abbastanza grezzo si dimostra la misurabilità. Ovviamente chi attua strategie di social media marketing e vuole avere dei ritorni deve anche applicare tecniche di sconti e di offerte (soprattutto se è un’attività neonata). La Dell è riuscita a fare grandi cose ma loro hanno soldi da spendere ed un grande ufficio marketing, sinergia non da poco. Chi offre la consulenza può però suggererire come esempio queste strade vincenti (e sono attività replicabili su tutti i social network).

    Gli unici corsi degni di nota che conosco sono quelli organizzati dallo IULM (vero e proprio master) e qualcosa organizzato in questo periodo dal Sole 24 ore a Roma.

    Per quanto riguarda la consulenza da suggerire durante i corsi resto dell’idea che sia necessario qualcuno che formi personale aziendale per un periodo minimo di un mese. Bisogna cominciare la formazione dai fondamentali, cioè dall’idea fondante che grazie ad Internet tutti possono e devono avere accesso libero alle risorse, per poi far capire come questa idea può intrecciarsi con idee di marketing ed economia del dono. La vedo dura ma farei così! 😀

    Figura interna o esterna a seconda della voglia e delle disponibilità economiche. Come ho detto sopra la figura interna deve essere o qualcuno che lo fa di professione o qualcuno formato ad hoc.

  • Enzo Santagata
    2 Luglio 2009 at 11:09

    Secondo me le attività di social media marketing non sono misurabili strettamente in termini di “ROI” classico. Nel senso che non credo in una qualche formula che consenta una valutazione oggettiva perchè non c’è un reale rientro economico, o quantomeno non nel breve periodo. A meno che non si tratti di attività particolari come il lancio di un nuovo prodotto, come suggeriva Jose, o di pochi altri casi.

  • Sara Caminati
    2 Luglio 2009 at 11:20

    Anche a me è capitato di poter misurare una campagna su Facebook con lo stesso metodo di cui parlava Jose. Ovvero promozione di un evento e al momento dell’accredito abbiamo definito quanti erano realmente provenienti dal social network.

    Altri riscontri li vedo con alcuni clienti in termini di traffico nel loro sito/blog visto che quello era il loro obiettivo.

    Per il resto di misurabile credo ci sia ben poco. Penso che la presenza sui social porti riscontri in termini di contatti e comunque sul lungo periodo.

    Per la formazione invece mi sono resa conto che ci sono aziende ancora ad una conoscenza del web molto elementare. Il concetto di web 2.0 è molto diffuso tra noi addetti ai lavori per il resto…siamo ancora alla preistoria.

  • Enzo Santagata
    2 Luglio 2009 at 11:33

    Sara credo che in certi consulenti ci sia anche una tendenza alla conservazione di determinate pratiche. Forse hanno paura che se diffondono “eccessivamente” la cultura del web 2.0 ai propri clienti, questi possano bypassarli e fare da sè.

    Questo per dire che la preistoria un po’ fa anche comodo al movimento degli addetti ai lavori.

  • Jose Gragnaniello
    2 Luglio 2009 at 09:48
  • Federico
    15 Luglio 2009 at 10:24

    Volevo intervenire solo per quanto riguarda la questione dei costi, e in particolare volevo rispondere alle osservazioni di Sara.
    Va bene, prendiamo l’esempio del logo, è perfetto. Tu dici che spendendo poco si può far fare un logo che non è necessariamente “di qualità minore”. Secondo me è falsissimo, spendendo poco non si può raggiungere nemmeno la decenza. E’ vero però che spendendo tanto non sempre la situazione cambia. C’è un minimo da spendere, il “di più” potrebbe andare a finanziare la qualità oppure una semplice truffa.
    Il problema non è questo (immagino che un logo fatto male provochi perdite non paragonabili all’onere di farsi fare un buon logo). Il problema serissimo è che ho conosciuto poche persone in grado di valutare la qualità di un logo. Nessuna di queste persone fa un mestiere diverso da quello del grafico – ma purtroppo questo non significa che tutti i grafici siano in grado di valutare un logo. ANZI!
    In particolare, e qui spero di non offendere nessuno perchè non è certo mia intenzione… chi si occupa di comunicazione, secondo me, generalmente è molto emotivo nel giudicare questo genere di cose. Applica dei principi molto generici di comunicazione, ma poi si fa fregare da aspetti psicologici che a me sembrano abbastanza buffi. Un esempio generico e stupido: un logo che sembra rappresentare un servizio innovativo, anche se è poco riconoscibile e una volta stampato magari si legge male, piacerà a quasi tutti gli esperti di comunicazione. I grafici lo sanno e fanno quel che possono per accontentare il cliente o il capo. Ma questo li porta a fare dei loghi… “terribili” nel migliore dei modi possibili, con consequenti frustrazioni.

  • Sara Caminati
    5 Agosto 2009 at 15:28

    Buongiorno Federico,

    volevo rispondere alle tue osservazioni e precisamente a “spendendo poco non si può raggiungere nemmeno la decenza”. Direi proprio di no.

    Prendiamo l’esempio di un freelance, che segue dei progetti “in proprio” ed ha un determinato “listino prezzi”. Basso, perchè non ha le spese di una struttura, dipendenti, etc.

    Lo stesso freelance, fa anche dei lavoretti per un’agenzia di comunicazione, che ha prezzi ben diversi da quelli del singolo professionista che lavora da casa, in pantofole, beato e tranquillo.

    La testa e le mani che disegneranno “il logo” in questione, saranno le stesse, ma con due costi completamente diversi.

    E, non prendiamoci in giro, alcune agenzie applicano dei ricarichi assurdi. Riescono a farlo fino a quando i clienti non si accorgono che con meno possono avere lo stesso servizio, a volte anche migliore.

    Poi, ci sono anche delle meravigliose eccezioni, per fortuna!

  • Enzo Santagata
    5 Agosto 2009 at 23:01

    Sara concordo al 100% con il tuo ragionamento sui costi. Considera poi che in un periodo di crisi generale, chi ne trae vantaggio sono i freelance e le strutture piccole, a discapito dei giganti.

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