Facebook & Twitter marketing: cosa va e cosa no.
Se stiamo pianificando un’azione di social media marketing su Facebook e Twitter non possiamo sottovalutare le notizie offerteci da eMarketer sul tipo di attività che funzionano meglio e peggio.
Social media marketing su Facebook
Come ci mostra il grafico, il massimo dell’efficacia per coloro che focalizzano le loro azioni sull’utenza Facebook è data dalla creazione di un’applicazione che favorisca la visibilità del brand lasciando anche intendere che un uso mirato dei social media non è sempre gratuito. Le applicazioni Facebook hanno un costo di gestione e, soprattutto, di creazione (occorre una buona dose di creatività per realizzare un’applicazione vincente).
Sul lato B2C, seguono la creazione di sondaggi, che hanno sempre un buon livello di partecipazione e l’utilizzo dei dati forniti da Facebook per creare il profilo del possibile cliente.
In basso, sia per il B2B che per il B2C si configura l’acquisto di campagne CPC. La diffidenza, quando si tratta di aprire il portafogli, non è solo italiana. Ma, parlando seriamente, conviene sempre provare altre strade più creative e meno dispendiose se non si hanno motivi di essere aggressivi su tutti i fronti.
Social media marketing su Twitter
Nel caso di Twitter la massima efficacia si ottiene con azioni legate al reputation management. Come si è detto molte volte, utilizzare Search Twitter e crearsi dei Feed con le parole chiave che più ci interessano per garantirci un controllo quasi in tempo reale ed intervenire dove necessario.
Infatti, subito dopo il monitoraggio, in molti contattano gli utenti Twitter che hanno parlato negativamente del brand di interesse.
Un consiglio a riguardo: il monitoraggio è una cosa saggia ed è altrettanto saggio contattare chi parla negativamente di un brand ma oltre a contattare queste persone per chiedere spiegazioni e provare a migliorarsi (non per minacciarle, si spera) è utile contattare anche chi parla bene del nostro brand per premiarlo in qualche modo.
Molte persone sentono una specie di appartenenza ed è bene che siano premiate. Con buone probabilità si trasformeranno in brand ambassador naturali.
Alla fine della lista c’è chi utilizza Twitter per spingere le vendite promozionali del proprio sito. Questo tipo di attività ha avuto successo per la Dell e per alcune attività di fundraising. Non è detto che, con un po’ di olio di gomito, non possa funzionare anche per le piccole e medie aziende.
Utilizzare tutte queste strategie in maniera cronologica, cioè partendo dall’ascolto, passando per la conversazione e sperimentando un tipo di vendita promozionale, è sicuramente tra le soluzioni migliori da scegliere.
Il 2010 è l’anno dell’azione, speriamo di poter raccontare esempi vincenti.
Stefano Maggi
18 Gennaio 2010 at 16:28Interessante l'elevato peso attribuito alla Facebook Application. Bisognerebbe capire poi quanto questo sforzo sia stato supportato a livello di media (owned, paid o earned). Difficilmente si decide di investire alcune decine di migliaia di euro in un'application senza prevedere un'efficace strategia di comunicazione. Questo inverstimento in comunicazione (che sia in media o in “effort”) determina il successo dell'application (o comunque vi contribuisce profondamente).
Trovo anche notevole l'interesse in twitter nell'ambito del reputation management, indice in parte di un utilizzo ancora limitato delle potenzialità del mezzo. C'è ancora molto spazio per crescere, anche a livello di marketing su questo canale.
Anche secondo me il 2010 sarà l'anno dell'azione e queste indicazioni sono sicuramente un punto di partenza, che mi piacerebbe poter aggiornare a dicembre 2011. Sono curioso.
(Bel post e considerazioni interessanti, Jose.)
Gianluigi
18 Gennaio 2010 at 21:10Post molto interessante, trovo che sia importante anche la sottolineatura dei social media come mezzi per il monitoraggio della propria reputazione.
Come ho già scritto in passato (https://webspecialist.wordpress.com/2008/11/24/s…) la reputazione online è ancora più delicata di quella offline, eppure il monitoraggio dei social media è poco considerato, perché tutti hanno fretta di iniziare a parlare e hanno poco tempo di ascoltare.
Ancora un problema di mentalità, su cui lavorare nell'anno dell'azione 🙂
Jose Gragnaniello
19 Gennaio 2010 at 17:03@Stefano Sicuramente l’utilizzo delle applicazioni deve far parte di un corollario di azioni mirate. Ti ringrazio per i complimenti.
@Gianluigi Bisogna stare molto attenti al monitoraggio. In molti oggi monitorano per poi provare a nascondere un buzz negativo. Invece è necessario monitorare per poi entrare in conversazione e apportare cambiamenti a ciò che non va (nel limite delle possibilità aziendali ovviamente). Altrimenti questo marketing non è per niente social 😛
Performer
21 Gennaio 2010 at 09:11Ho letto un caso interesante di coinvogimento viral tramite il web: aiutiamo le persone a comprare prima idee da se stesse e poi prodotti e servizi dalle aziende.
La comunicazione tradizionale scende -14% fonte Nielsen, e allora cosa volgiono le persone, come pensano ……