Fiat, Fiorello ed i gruppi Facebook degli operai
Proprio ieri sera, a tavola, guardando Fiorello che sponsorizzava Fiat in tv commentavo: “Ma guarda se tocca pagare migliaia di euro a questo e mandare i dirigenti a fare team building sui quad nel deserto quando migliaia di operai con famiglia a carico rischiano di finire sul lastrico.”
Opinare la mia dichiarazione può essere anche giusto. La pubblicità è l’anima del commercio, serve da stimolo e rafforza il brand, inoltre un gruppo di dirigenti unito lavora meglio ed è più produttivo.
Ma in tempi di crisi non è meglio darsi una regolata?
Anche perché oggi non è più come prima. Prima la pubblicità televisiva dovevi esclusivamente assorbirla, nessuna possibilità di reazione. Oggi ci sono i social network e il castello scricchiola.
Neanche a farlo apposta sorgono gruppi di mobilitazione da parte degli operai siciliani che chiedono al conterraneo artista di non fare pubblicità per solidarizzare con loro (penso che dei fatti di Termini Imerese siano tutti a conoscenza).
La notizia fa il giro del web ma le reazioni della casa non si fanno sentire. Sulla pagina fan ufficiale della Fiat su Facebook e quella di FriendFeed nessuna dichiarazione. Neanche in un thread aperto nell’area discussioni; così ci penso io a stimolare la conversazione:
Il marketing sui social media ha come obiettivo principale la conversazione. Questa dovrebbe portare ad una crescita sia per l’azienda che per lo stakeholder o il dipendente.
Come andrà a finire? I social media riusciranno ad essere di aiuto per gli operai e la Fiat come gestirà la situazione?
Staremo a vedere.
Update 13/2/2010: Fiorello ha risposto con una lettera sul suo sito ed il Tg3 ha parlato della questione a più riprese. Ecco il link https://www.rosariofiorello.it/
Linda
11 Febbraio 2010 at 16:57“Il marketing sui social media ha come obiettivo principale la conversazione. Questa dovrebbe portare ad una crescita sia per l’azienda che per lo stakeholder o il dipendente.”
Vero,ma come possiamo facilmente immaginare, fra i social network e l'azienda, c'è spesso un'agenzia- dipartimento digital che in situazioni di criticità come queste, non ha molta libertà di “favella”…
Si innalzano così dei muri di gomma in cui si rimbalza da ambo le parti. I digital addicted che magari vorrebbero rispondere e dialogare,perchè viene naturale,spontaneo; le aziende che sono legate nei movimenti da questioni di opportunità e di mediazione molto più rigide.
Le aziende vogliono comunicare con gli utenti attraverso lo scambio diretto,ma di fatto temono il confronto.
Il minimo accenno critico (non necessariamente negativo) manda tutti nel pallone e passa attraverso processi interminabili di approvazione soprattutto in tempi di criticità.
Ovviamente gli addetti ai lavori vedono tutto in modo più eleastico e soprattutto più semplice,ma le aziende hanno ancora bisogno di tempo.
Staremo a vedere 🙂
Claudio Vaccaro
12 Febbraio 2010 at 08:04Grande Jose “Che” Gragnaniello! 🙂 Buon tema “diverso” da tirare fuori. Linda, hai ragione, ma il problema sta proprio lì, che le attività di base di PR e gestione delle attività di conversazione dovrebbero avere un presidio costante interno, mentre invece troppo stesso si “dà fuori” e ce ne si dimentica, lasciando l'agenzia nel pallone.
Roberto
31 Maggio 2010 at 12:37Molto interessante, vi suggerisco anche una mia nuova Case History sul Social Media Marketing:
https://www.slideshare.net/Canenero/ecapital-ss-…