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I social media tra oralità e scrittura

Le tecnologie abilitanti e il Web sociale hanno rivalutato la scrittura come veicolo preferenziale per la trasmissione dei contenuti, e questo è un dato di fatto che possiamo constatare tutti i giorni: inviare mail, comunicare via IM, aggiornare un wiki, usare Twitter o cazzeggiare su Facebook sono tutte attività che hanno bisogno di una nostra azione, scrivere.

Stesso discorso vale anche per i publisher (nel senso più ampio possibile del termine) che nella grande maggioranza dei casi preferiscono la scrittura per comunicare con le persone.

Un semplice ritorno alla scrittura? Non proprio, perchè in realtà, nel processo di ri-mediazione, la scrittura (quella on line) sembra acquisire alcune caratteristiche dell’oralità: il testo viene spesso immerso in elementi grafici che lo disciolgono fino a fargli perdere la centralità, “la fine della sequenzialità dei testi, l’uso di formule di scrittura meno rigide e più vicine al parlato che non alla scrittura tradizionale, lo strisciante senso comunitario e di partecipazione, la straripante importanza dei link ipertestuali che riducono il testo a semplice particella di un universo senza centro, senza inizio e senza fine”*. Questa convinzione è ben nota e nasce quando il Web non esisteva, alla fine degli anni ’70 con Barthes

Il testo e’ un tessuto [textum] di citazioni e di riferimenti tratti da innumerevoli centri di cultura, ma c’e’ un luogo in cui tale molteplicita’ converge e questo luogo e’ il lettore non – come si e’ sempre detto – l’autore. Il lettore e’ quello spazio in cui s’iscrivono tutte le citazioni che formano il testo scritto […]; l’unita’ di un testo non sta percio’ nella sua origine [l’autore], ma piuttosto nella sua destinazione [lettore/i]

e soprattutto, pochi anni più tardi, con i fondamentali studi dell’antropologo Walter Ong sul nuovo rapporto tra oralità e scrittura che stava nascendo con la prima diffusione dei media elettronici.

Questa scrittura orale la si ritrova in tutti i social media. Proprio oggi ho visto una presentazione di Sergio Maistrello che passa in rassegna tutti i principale ecosistemi del Web attuale…

e ho notato come il podcasting sia lo strumento che ha deluso le aspettative. Tra le ragioni di questo mezzo fallimento forse c’è anche la mancanza della parola scritta che, al contrario, sta facendo la fortuna degli altri media sociali.

Coinvolgere una community vuol dire anche saper produrre contenuti che abbiano uno stile di scrittura più vicino possibile all’oralità, soprattutto quando la communty è agli inizi e si cerca di approcciare le persone. Se l’intento è quello di “conversare” con i consumatori non ci stiamo certo riferendo ad una chiacchierata al bar ma a strategie di comunicazione testuali che abbiamo delle caratteristiche “orali”.

Da quando ha scoperto il web cerca di capire perchè e in che modo le persone usano la rete per comunicare, collaborare, lavorare e cazzeggiare.

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