Incontri virali del terzo tipo
Tante volte, troppe volte, i media abusando di un termine: VIRALE, riferito ovviamente non ad una malattia, ma ad un contenuto diffusosi online.Peggio ancora è quando ad abusare di questa parola sono professionisti del marketing: i sedicenti “esperti di viral marketing“sbucano ovunque come funghi, tanto a mostrare che se di virale c’è qualcosa è proprio l’uso di questa definizione.
Chiariamo una cosa: non sto negando assolutamente l’esistenza di esperti o le capacità di molti nel disegnare campagne create appositamente per il web e per la diffusione virale dei contenuti, ma vorrei un poco “ridimensionare” il termine. Virale è una definizione ballerina e molto fraintesa: molti pensano che un contenuto diventa virale quando raggiunge milioni di persone in tutto il mondo e la sua uscita definitiva dal web lo trasforma in una moda, sancita ufficialmente dai media tradizionale. E allora io dico che se tutti quelli che lavorano nel marketing online stessero ad aspettare l’approvazione o una menzione positiva su giornali o telegiornali…allora stiamo freschi!
La viralità dovrebbe intesa usata semplicemente come unità di misura: virale è un contenuto che si diffonde con una velocità superiore al “normale”, crescendo esponenzialmente nel numero di persone raggiunte ad ogni like o share. Da qui si potrebbe, ragionando in termini razionali e non sensazionalistici, parlare di virale IN RELAZIONE A QUALCUNO O QUALCOSA. Siamo nell’epoca in cui già diverse decine di cantanti di tutto il mondo sono arrivati al grande pubblico tramite Youtube, nell’era post-Kony (e mi dispiace dirvelo, ma se vi eravate emozionati, siete stati vittima di uno dei più grandi raggiri della storia, così grande che per decenza i media che ci erano cascati hanno evitato di parlarne in seguito per vergogna), nell’era post-qualsiasi-google-bombing o rickrolling, nell’era dei gattini (ancora in corso) eccetera, per cui, se il vostro obiettivo è raggiungere generici “milioni di utenti” e fare in modo che il TG2 o peggio Studio Aperto, parli di voi, cambiate mestiere, please, perché il pubblico di internet è già abbastanza abituato a certe cose e se non avete un sacco di soldi da spendere, non ce la farete.
Qualcuno forse si sentirà offeso da questo articolo e penserà “che rosicone”, “invidioso” eccetera. In effetti devo deludervi, perché nel mio piccolo posso raccontare anche io “quella volta in cui fui virale” o come mi piace chiamarlo “incontro virale del terzo tipo“, in cui su un trascuratissimo blog da 600 visite al mese, con un articolo ricevetti circa 20.000 visite in due giorni, con condivisioni e versioni del mio post citate in siti web e forum in tutto il web ispanico (si trattava di un blog in spagnolo). Caso curioso fu vedere diverse pagine italiane di contro-informazione su Facebook riportare un link con il mio articolo e dire “in Italia nessuno ne parla, in Argentina si” (si trattava del Movimento dei Forconi)…quando era esattamente un italiano che scriveva dall’Italia in spagnolo che aveva diffuso la notizia al mondo.
Quello fu il mio epico momento viral all’inizio del 2012. Fu abbastanza involontario, ma mi permise di riassumere e comprendere le ragioni e gli elementi di un contenuto virale. Mi misi a fare ampie ricerche su internet documentandomi il più possibile sui contenuti virali, trovando dei capisaldi da tenere in mente che sono:
1-Un contenuto virale normalmente ha
a- una forte carica emotiva, positiva o negativa
b- in alternativa essere estremamente ridicolo
c- una patina di informazione privilegiata/alternativa/non coperta da altri media
2-Un contenuto “virale” riceve tante condivisioni, commenti e like perchè è
a- assolutamente unico/innovativo/alternativo/utile
b- fa sorridere, indignarsi o commuovere
c- conferma la visione del mondo di chi condivide
Guardando questi fattori e le possibili combinazioni tra di loro è facile comprendere come qualcosa può essere virale per un certo target e ininfluente per un altro. Gangman Style ad esempio è stato virale per gran parte del mondo ma sicuramente c’erano contemporaneamente milioni di orchi sprezzanti delle mode musicali come me, indifferenti ad un messaggio così potente. Un target a parte che le case discografiche hanno dovuto lavorarsi con altre proposte, anche perché normalmente siamo gente a cui piace cercarsi la musica e non che la musica venga a cercarti in modi così prepotenti.
Tra l’altro, parlando di Gangnam Style, si tratta di uno dei contenuti virali più sopravvalutati della storia dato che l’avvio della sua diffusione virale fu assolutamente ARTIFICIALE. La diffusione del video e di Psy su scala mondiale sono state causate da un gruppo di hacker di 4chan con una tecnica detta rickrolling (in onore alla prima volta che la usarono, catapultando un video degli anni 80 di Rick Astley tra i più visti di Youtube), disseminando il web di falsi link che portavano al video della canzone e creando vari Meme con Psy (che difatti era personaggio di meme per nerd ben prima del successo commerciale in Occidente).
La ragione? Quelli di 4chan avevano dichiarato guerra a Justin Bieber ed alla sua amica Carly Jepsen, quella di “Call Me Maybe”, che grazie ai suggerimenti di Bieber ai fan, da cantante canadese di infimo ordine si è trovata nelle top ten mondiali…così quelli di 4chan hanno voluto strappare i primati di visualizzazione di Youtube a Bieber ed alla Jepsen proponendo un cantante conosciuto solo dai nerd/otaku che frequentano 4chan, amanti di ogni fenomeno culturale dell’estremo oriente: manga, cinema e musica.
Questa storia mostra come una nicchia molto piccola, ma ben organizzata e fatta di power users del web e dell’informatica, abbia scatenato per motivi puramente astratti un fenomeno sfuggito dalle loro mani: Gangman Style, se non fosse stato per quelli di 4chan sarebbe stato un successo solo in Corea del Sud, altro che contenuto virale irresistibile…!
capito l’antifona?