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Mobile Marketing: perché parlarne

Nel 2014 gli utenti che navigheranno su mobile supereranno quelli del desktop/laptop. E’ questa la previsione della Morgan Stanley per i prossimi anni.

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Per l’Italia i dati sulla penetrazione dei cellulari sono ancora più promettenti: secondo Nielsen sono 20 milioni i possessori di smartphone nel nostro Paese.

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Le imprese non ignorano questa rivoluzione e, consapevoli della necessità di essere presenti lì dove sono i consumatori, si interessano ai modi attraverso cui occupare questo nuovo canale. E già attualmente sono numerose le possibilità; numerosi però sono anche i rischi connessi: in questa fase di “rodaggio” le aziende potrebbero sbagliare strategia ed inventare una modalità d’interazione che non aggiunge nulla a quella con gli altri strumenti già a loro disposizione.

L’errore più comune potrebbe essere, infatti, quello di progettare servizi che si limitano a replicare su mobile la stessa user experience presente su desktop.

L’utente mobile è, invece, un soggetto in movimento, il quale, in giro per la città, chiede di essere sostenuto ed agevolato durante lo shopping.

Le applicazioni mobile che permettono di svolgere tali funzioni possono essere di tipo generico, ovvero non brandizzate, oppure specifiche di un brand. La differenza sostanziale riguarda, a nostro avviso, il contesto di fruizione: dal “non luogo” delle prime (le vie dello shopping o il centro commerciale, ad esempio) al punto vendita delle seconde.

Le applicazioni non brandizzate offrono un servizio indipendente dal prodotto o dal singolo esercente. In questa categoria rientra un’applicazione come Foursquare, che, progettata come social network basato sulla localizzazione, è sfruttata (e in misura sempre maggiore) come strumento di visibilità per le aziende.

Quelle brandizzate sono invece applicazioni legate ad un singolo esercente/marchio e, sebbene attualmente già presenti nei diversi market dei differenti sistemi operativi, si limitano a replicare su mobile i contenuti statici dei rispettivi siti. Il trend in atto permette di individuare per il futuro una proliferazione di queste applicazioni, con un posizionamento più orientato verso la fruizione di servizi interattivi, anche all’interno dei negozi. Non crediamo ad uno scenario futuristico stile Minority Report, ma ad un contesto nel quale ci sarà comunque un maggior orientamento al cliente.

Il cosiddetto “Marketing 3.0” non è altro, infatti, che l’evoluzione del Marketing 2.0 verso un paradigma caratterizzato da partecipazione attiva dei consumatori, coerenza con desideri e aspettative dei clienti e assoggettamento delle strategie alle persone. Il tutto condito con tecnologie di comunicazione nuove. Il valore aggiunto dell’utilizzo del telefonino come strumento di marketing consiste, infatti, non nella semplice possibilità di inviare un SMS, ma nelle più interessanti opportunità di offrire dei servizi in cui i consumatori, divertendosi e perché no giocando, possono informarsi e ottenere sconti e promozioni in modo più immediato e più ampio rispetto a come possono fare stando semplicemente seduti al computer. Non abbiamo strumenti più personali, più interconnessi e più versatili del telefonino, un mezzo elettronico ormai così complesso da aver perso la missione iniziale di telefono.

Il mobile marketing non è, però, qualcosa di separato da tutti gli altri strumenti di marketing. Il successo per le aziende che decidono di investire su questi nuovi strumenti sta nella possibilità di rendere coerente la loro strategia e di utilizzare ognuno di questi strumenti come i pezzi di un unico grande puzzle. Alla base del Mobile Marketing come lo intendiamo noi c’è, infatti, una logica pull che si assesta su una logica push, in cui i dati sono raccolti attraverso quei mezzi ormai affermati.

Ma perché si parla di Mobile Marketing su un sito di Social Marketing?
In ambito mobile, come si avrà la possibilità di dimostrare nel corso dei vari articoli sull’argomento, tutto (o quasi) è social!

Si laurea in Comunicazione digitale con una tesi sul Mobile Marketing e Mobile Payment. Attualmente è titolare di borsa di studio presso il CATTID, centro di ricerca sulle nuove tecnologie di comunicazione della Sapienza-Università di Roma.

3 Comments
  • Stefano Mastini
    1 Marzo 2012 at 01:23

    La conferma alle mie “teorie” finalmente comincia a farsi viva 😀
    Ottimo Post compliementi.

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