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Se le strategie sono obsolete è colpa dei Centri Media?

Se le strategie sono obsolete è colpa dei Centri Media?

“Ai posteri l’ardua sentenza. Noi continuiamo a vedere in questa crisi una grande opportunità di far piazza pulita.”

Sono queste le parole di Fulvio Zendrini, grande esperto di comunicazione, il quale, già nel 2007, sosteneva che la pubblicità fosse morta con tesi che ci sono assai gradite.

Parole scritte su Nova24 giovedi scorso, ad accompagnare l’articolo di Luca Tremolada dal titolo “Se pure lo spot digitale fa flop”, nel quale si parla di come la crisi abbia impattato sulle spese di comunicazione nel web con tagli da parte dei grandi inserzionisti dal 5 al 30%.

Si continua citando Giovanni Maggiolini, direttore generale dell’Upa, il quale auspica un’entrata nel mercato delle piccole e medie impreseche faticano a comunicare in maniera continuativa” ( a ‘sti prezzi, mi verrebbe da dire) e finalmente si arriva al succo della questione. Cito testualmente: […] quello che un pò tutti si attendono o temono, a seconda dei punti di vista, è che con il pretesto della crisi si vadano a spostare gli equilibri non solo tra i mezzi (radio, tv e stampa) ma anche tra gli attori della filiera […]. Paura eh!?!

Il succo è questo insomma: perchè il mio budget deve passare attraverso 3.000 canali? Volendo, potrei arrivare direttamente al target che mi interessa grazie ad uno specialista del settore che lavori direttamente per me! (incubo massimo degli associati UPA).

L’articolo poi prosegue con Alessandra Bellini, direttore marketing della Unilever, che dichiara di aver versato il 77% del budget alla televisione (l’auditel fa sempre bei regali si sa) e che il calo di 700.000 spettatori in sette anni non è poi questo disatro. Si continua con le dichiarazioni dei direttori marketing di Procter&Gamble e Nestlè dei quali l’ultimo sostiene che una capagna può cominciare in tv e continuare sul web (quando si dice non hai capito un ca…).

Certo, con tutti quei soldi a disposizione qualche bombardamento di popup qua e là ed il gioco è fatto.

Ma le piccole e medie imprese che fine fanno? Hanno la possibilità di attuare una strategia di marketing sul web che sia continuativa e fruttifera? Ed è qui che torna l’articolo di Zendrini (che consiglio di leggere).

Dopo aver descritto in maniera egregia come si sono ingrassati i centri media nel corso degli anni ’80 e ’90 Zendrini ipotizza la soluzione: “Idee da trasformare in strategie“. La strategia sarebbe la soluzione ottimale. E per farla bene occorre però un responsabile della strategia di comunicazione d’impresa che sia interno.

Avere qualcuno al proprio fianco, giorno dopo giorno, che capisca le dinamiche aziendali e riesca a tradurle in comunicazione e marketing sul web è, anche secondo noi, la soluzione ideale. E tutto ciò è ancora più possibile nelle piccole e medie imprese, dove la realtà è meno frenetica e le gerarchie più ridotte (quando nulle).

Il responsabile della strategia di comunicazione avrebbe strumenti migliori per operare grazie alle dimensioni ridotte e più umane dell’impianto in cui opera. Avendo automaticamente un maggiore potere decisionale che potrebbe tradursi in voglia di sperimentare nuove tipologie comunicative in tutta la rete ed anche nei social media.

Risultato?

Una conversazione meno filtrata e mediata con gli utenti della rete (senza più bisogno di sondaggi), i quali saranno ben lieti di restituire un feedback e di creare il passaparola positivo (se brand e prodotti sono di qualità).

Bypassando così centri media, concessionarie, agenzie creative e compagnia bella e risparmiando fior di quattrini mal distribuiti in tutta la filiera che darebbero come unico risultato una pubblicità simil-televisiva.

Ora provate voi a rispondere al titolo del post.

Nel 2009 crea Socialmediamarketing.it. Web marketing manager, con passione per SEO, Social e Google Ads. Formatore aziendale. Laureato in comunicazione nel 2006 con tesi sullo User generated advertising.

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