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Servizio Pubblico, quando la tv incontra il web e può imparare a sfruttarne le potenzialità

Servizio Pubblico, la trasmissione andata in onda stasera, dal mio punto di vista, è stata vettore di novità per alcuni aspetti:

  1. La fuga dalla Rai e la messa in onda su più reti private regionali più Internet
  2. La sottoscrizione pubblica che ha portato all’incasso, pare,  di più di un milione di euro
  3. L’utilizzo del Facebook Question per fare sondaggi live
Molte sono state le critiche al programma, per la lentezza, il fatto che i toni fossero troppo bassi e che con il Facebook Question non c’è stata un’interazione qualitativa ma numerica.
Tralasciando i problemi meramente televisivi (che associo anche all’emotività del telespettatore), andiamo a vedere come e perché l’utilizzo di Internet può migliorare, considerato anche il fatto che la nascita di questa trasmissione è dovuta anche ad una forte mobilitazione online da parte di molti utenti.
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Interazione su Facebook

La pagina Facebook di Servizio Pubblico, creata da qualche settimana, durante la serata ha avuto una crescita di 20/30mila fan dovuta soprattutto alla viralità dei Facebook Questions. Le domande di Facebook hanno ottenuto una grande risposta, alcune di queste hanno superato i 40.000 voti.

Da Facebook però non sono stati letti commenti degli utenti e non è stato pensato un utilizzo leggermente più moderno, lasciando aperta la bacheca e facendo fare 5 domande ad un ospite, ad esempio.

Insomma, gli utenti di Facebook andavano portati in trasmissione non solo attraverso i sondaggi ma anche attraverso dibattiti veri e propri (la cui gestione è ovviamente difficile ma non impossibile).

Con un lavoro ancor più certosino, ma sicuramente fruttuoso, si possono raccogliere tutte quelle attività con velleità giornalistiche che vengono svolte dagli utenti (anche su Twitter e Youtube), ingaggiando questi settimanalmente sui temi che verteranno in trasmissione.

Twitter

Twitter non offre uno strumento come il Facebook Question, ma è sicuramente il social network principe per quanto riguarda l’informazione.

Anche qui l’account @Serv_Pubblico si è “limitato” a postare le domande da Facebook, annunciare gli ospiti ed i servizi e a rispondere a qualche tweet.

Nel caso Servizio Pubblico e Santoro volessero cominciare ad investire su questo social network le possibilità creative, come il coinvolgimento di account di giornalisti che facessero delle Tweet-interviste da riportare in trasmissione (la prima cosa che mi è venuta in mente).

Anche un occhio attento all’hashtag #serviziopubblico con qualche retweet avrebbe potuto dare una marcia in più, soprattutto per individuare spunti e critiche da passare in trasmissione.

In Conclusione

Servizio Pubblico è da lodare per tutti gli sforzi che sta facendo e che farà come programma televisivo e sotto il profilo dell’utilizzo dei social network e, per chi sta a guardare, è facile criticare e fare proposte, ma certe cose si fanno quando si è appassionati ad un progetto.
Detto questo, la grande difficoltà nella gestione dei social media nei progetti televisivi sta tutta nei numeri, a volte bassi a volte troppo alti.

Filtrare una mole di commenti come quelli della serata passata è operazione impossibile, per questo vanno date delle regole, scelti utenti durante la settimana (in modo da movimentare anche i giorni in cui la trasmissione non va in onda), intervistati o resi operativi nei social media allo scopo di ottenere un fine visibile durante la trasmissione.

I tempi televisivi vanno poi rispettati: se ci sono tre ospiti, 4 servizi e una persona del pubblico che parla, quale sarà lo spazio che andrò a dare ai social media?

Insomma, la formula del giornalista che va nelle piazze ad intervistare persone, con alcuni accorgimenti, può essere ripetuta nel web (risparmiando anche sul collegamento) e sono queste ed altre novità che ci aspettiamo da un programma come Servizio Pubblico e da una persona battagliera come Santoro.

 

Questi i miei brevi appunti (forse anche troppo magri) sulla puntata di Servizio Pubblico. Spero che chi leggerà il post avrà voglia di aggiungere un suo pensiero su come migliorare il programma sotto questo aspetto.

In fondo, la Rete, più che critica deve essere propositiva.

 

Nel 2009 crea Socialmediamarketing.it. Web marketing manager, con passione per SEO, Social e Google Ads. Formatore aziendale. Laureato in comunicazione nel 2006 con tesi sullo User generated advertising.

3 Comments
  • Fabrizio Martire
    4 Novembre 2011 at 03:08

    bel post e bella analisi.
    Per come la vedo “servizio pubblico” è stato uno sparti acque verso una nuova tv (almeno per il nostro paese). 

    Le novità introdotte sono molte, la migliore e più divertente è stata l’utilizzo di facebook questions, poco importa il valore statistico reale della cosa, è chiaro che le fb questions danno risposte secondo i “Fan” del programma.
    Lo stesso strumento fuori da un programma politico potrebbe essere ancora più forte: la trash-tv farebbe festa!

    Rispetto a proposte, leggendo quanto scrivi, forse si possono delinare due scenari:

    TV+SocialMedia come Broadcast – dove il programma tv “allarga” l’audience ai social media e ne raccoglie commenti. La tv offre una piattaforma su cui discutere solo tra spettatori.

    Tv+SocialMedia per co-creare Contenuti – in questo caso oltre l’audience “allargata” la tv può utilizzare i social media per la raccolta di domande, pools, opinioni via twitter, dialogo con altri influencers, raccolta di UGC etc etc..

    Sicuramente questo talkshow è stato un primissimo esempio del secondo scenario… stiamo a vedere 🙂

  • Togg
    11 Novembre 2011 at 21:44

    suggerimenti seri e realistici, lontani dalle tante idee romantiche sentite/lette in questi giorni. Grazie.

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