Social Media: 5+1 Novità che hanno segnato il 2018
Il 2018 è stato un anno davvero importante per il mondo dei social media, segnato da tanti fatti che hanno rivoluzionato il modo degli utenti di fruire le loro più amate piattaforme online. Basti pensare ad esempio agli scandali sulla privacy, al GDPR, al nuovo algoritmo di Facebook, all’ascesa dell’influencer marketing ed alla consacrazione di Instagram.
- Instagram: Medaglia d’Oro
- Facebook non è un Paese per Giovani
- Tik Tok la nuova casa dei Millenials
- Video is the King
- Social Media Shopping
- RIP Google+
Partiamo proprio da Instagram, che nel 2018 ha scavalcato il rivale SnapChat diventando la piattaforma social più utilizzata dai millennial. Durante l’anno, la seconda creatura di Zuckerberg si è evoluta tantissimo, offrendo tante nuove integrazioni e feature per creare un’esperienza di fruizione sempre altissima:
- Nuovi Filtri
- Gif
- Brani da Spotify integrabili nelle Stories
- Note vocali in Direct.
E gli utenti hanno risposto positivamente a questa voglia di innovare, andando a formare una community di 1 miliardo di utenti attivi mensilmente in tutto il mondo, di cui 14 milioni in Italia. E le Ig Stories? 400 milioni di utenti ne condividono almeno una ogni giorno!
Nonostante il colosso di Menlo Park resti la community globale più popolata (2,2 miliardi di utenti attivi ogni giorno), nel 2018 abbiamo assistito ad un radicale mutamento degli utenti: infatti, i giovani fra i 13 ed i 17 anni lasciano Facebook per approdare su SnapChat, TikTok e Instagram, mentre aumentano gli utenti over 55. A cosa si deve questa inversione di rotta? Sicuramente cambiano gli interessi: i millennials cercano spazi solo per loro dove poter comunicare in modo rapido e lontano da sguardi indiscreti, dove non sono sommersi da notizie sulla politica, da fake news e gattini.
Non avete mai sentito parlare di TikTok? È normale perché probabilmente non appartenete alla generazione Z. Però, per capire l’importanza che ricopre questa piattaforma, basti pensare che ha 500 milioni di abbonati fra i 10 ed i 17 anni ed è l’app più scaricata del 2018 (davanti a Facebook, Instagram e Whatsapp). Uno spazio di video-sharing in cui gli utenti si riprendono mentre cantano i brani dei loro artisti preferiti “sfidandosi” a suon di challenge. Partecipazione, interazione e musica: gli ingredienti perfetti per i millennials.
Il fatto che i contenuti video sui social media portino il 21% in più di interazioni rispetto alle foto ed ai link la dice lunga sul perché tutte le più importanti piattaforme social stiano virando proprio in questa direzione. È il caso ad esempio di Instagram, che a giugno ha lanciato la propria piattaforma video IGTV, o di Youtube Premium, il servizio di casa Google per guardare (o ascoltare) video senza interruzioni pubblicitarie o, infine, di Facebook Watch, l’ultima release di Facebook per competere con i grandi servizi di video streaming. Insomma, il futuro dello storytelling social è video.
Il popolo del web trascorre la maggior parte del tempo online sulle proprie piattaforme social preferite, e fra like, condivisioni e recensioni, ecco che i social media iniziano a sviluppare ed integrare le loro piattaforme di e-shopping proprietarie in modo da mantenere gli utenti sempre a casa loro. Dal Marketplace di Facebook si passa all’integrazione Instagram Shopping, fino ad arrivare 21buttons, il nuovo social network dedicato esclusivamente alla moda dove gli utenti si trasformano in veri e propri endorser.
L’8 ottobre 2018 Google ufficializza la fine della propria piattaforma social Google+, dichiarata dal New York Times “la Città Fantasma”. A sette anni dal suo maestoso lancio, la piattaforma non è mai riuscita nel suo grande intento di competere con Facebook e Twitter. Ma quali sono state le cause di questo fallimento?
Se da un lato, l’integrazione con Gmail e Youtube poteva essere un grande vantaggio competitivo, dall’altro è mancato il tocco “engaging” sul quale i competitor hanno sempre puntato ed investito. Infine, a seguito del GDPR, sembra che un bug nella sicurezza abbia esposto i dati privati di circa 500 mila utenti a terze parti, convincendo così Big G ad abbassare, per sempre, la serranda di quello che viene dichiarato il più grande fallimento di Google.
Gabriele Figus, Head of Social in Ploomia