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Social media strategies: il 2010 l’anno dell’azione

Anno nuovo, nuovo paper Forrester sui media sociali. Sean Corcoran nella sua analisi mette in riga tutti i tipi di media online, definendoli e attribuendogli il loro ruolo all’interno dell’ecosistema dei social media.

Contributo interessante, sopratutto per chi è in procinto di progettare e pianificare un’inziativa utilizzando i media digitali.

Denifire, separare, focalizzare, attribuire ruoli e funzioni, contestualizzare, saper valutare rischi. Queste sono a mio parere le parole chiave più utilizzate fino ad oggi da chi si è approcciato ai media sociali con l’intento di farli diventare il punto di incontro fra persone e organizzazioni. Nel corso del 2009 leggendo post e ascoltando commenti ho avvertito una certa maturità in questo senso, anche qui in Italia almeno la teoria l’abbiamo e la stiamo assimilando bene e con il giusto senso critico.

Quello che ancora manca e che spero sia la parola chiave del 2010 è l’azione. Il più delle volte lo studio della teoria ha portato a pochissimi risultati degni di nota. Che questo sia l’anno della svolta?!

Da quando ha scoperto il web cerca di capire perchè e in che modo le persone usano la rete per comunicare, collaborare, lavorare e cazzeggiare.

7 Comments
  • Stefano Maggi
    7 Gennaio 2010 at 06:29

    Il post di Sean Corcoran (con relativo report) è sicuramente molto interessante perché cerca di porre ordine nell'universo dei media che è – per definizione, anche lui – in continua espansione.
    Creare delle categorie che aiutino gli interlocutori (agenzie e clienti) a “agganciare” l'universo degli earned media al mondo più tradizionale dei paid e owned media è sicuramente un ottimo modo per chiarire la situazione e agevolare il passaggio all'azione.
    Sono d'accordo con te (e con @conversationage) sul 2010. Potrebbe essere davvero l'anno del passaggio all'azione in Italia.

  • Gianluigi Zarantonello
    13 Gennaio 2010 at 21:44

    Come ho già detto più volte (cfr. ad es. https://webspecialist.wordpress.com/2009/03/11/p…) superare la paura e la diffidenza rispetto al web 2.0 è sopratutto un fatto culturale.

    La tecnologia è solo un veicolo ed è ampiamente pronta, ma senza il committement dall'alto e la giusta consapevolezza delle nuovo regole del gioco non si va lontano.

    C'è dunque da sperare che questo nuovo modo di pensare arrivi diffusamente anche in Italia. Sono moderatamente ottimista, e voi?

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