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Happier, e siamo tutti più felici (?)

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sapevo già di essere fantastico, ma grazie per avermelo ricordato Happier!

Ce ne eravamo accorti tutti: le reti sociali sono il Paradiso dei criticoni e dei lamentosi. C’è chi ha sempre su Facebook un invettiva contro la politica, contro il Sistema, contro i suoi concittadini maleducati, il call center della Compagnia Telefonica… e chi invece racconta le sue sfighe. Rotture sentimentali, incidenti stradali, attacchi di dissenteria che rovinano i viaggi, ritardi di aerei di 40 ore, Trenitalia

Insomma, le reti sociali si stanno trasformando nel luogo della critica, tanto che l’attività Social di moltissime aziende vira verso un deciso e netto Customer Care. Un servizio clienti facile, comodo, veloce, senza telefonate ne attese con la musichetta, in cui lasci il messaggio ed avrai una risposta. Un modo di usare le reti sociali per fare sentire questo triste, lamentoso e criticone cliente, coccolato, benvoluto, e atteso da un Brand sempre pronto a prendersi le critiche, a raccogliere i Feedback, a promettere in tempo reale che si migliorerà.

Per fortuna qualcuno ha pensato ad arginare il fenomento ed è nata Happier, la rete sociale per condividere solo momenti felici.

Happier funziona un poco come Pinterest e un poco come Facebook: si “segue” qualcuno, il feed somiglia molto alla home di Pinterest e gli aggiornamenti possono essere testi, immagini e video che riguardano esclusivamente cose felici, momenti allegri, buone notizie, divertimento. Il New York Times lo ha paragonato ad una radio che trasmette solo canzoni romantiche ed il paragone ci sta, anche perchè il target di Happier, su cui già sono state condivise 100.000 pillole di felicità, è proprio rivolto alle donne. Si presenta subito come un social network di nicchia, ma la fondatrice sembra avere le idee chiare, ed anzi ha giò incentrato la promozione della sua rete sociale in modo molto abile su una di quelle storie reali e personali di cui andiamo ghiotti oggi.

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Nataly Kogan fondatrice di Happier in prima linea nella promozione della rete sociale e dello spirito che ha portato alla sua creazione

Nataly Kogan, così si chiama, ama raccontare come è nata l’idea di Happier partendo dalla sua storia. Una storia di fuga dalle persecuzioni religiose nell’Unione Sovietica, i viaggi e le peripezie per il mondo, fino all’arrivo negli USA, alla libertà ed alla conquista del Sogno Americano che l’ha vista diventare una affermata manager e donna d’affari.  Una storia perfetta per prendersi tutta quella fetta di milioni di donne (e anche uomini) che in questi anni vivono tra un libro motivazionale e una conferenza sul Pensiero Positivo e Legge di Attrazione. Una rete sociale di cui si sentiva il bisogno in un’epoca di crisi in cui tutti cercano i loro rifugi ed i loro paradisi virtuali. L’impegno personale della Kogan nella promozione, nel “metterci la faccia” ed il cuore, meriterebbe uno studio a parte.

Gli utenti sono ancora pochi, ma non dubito che in pochi mesi il numero di condivisori positivi e quello dei negativi alla ricerca di redenzione crescerà ad un ritmo veloce, e la rete inizierà a pullulare di aforismi, foto di fidanzamenti e matrimoni, parti e gravidanze, fiori, barzellette, storie di guarigioni miracolose, apparizioni mariane eccetera eccetera. Sicuramente una rete sociale da tenere d’occhio per i Brand, e non solo per quelle marche specificamente dirette verso un tipo di pubblico (come ad esempio le case editrici di libri new age sulla filosofia della Legge d’Attrazione o dei libri motivazionali, o le società di Life Coaching), ma anche per quelle più generaliste che potranno costruire campagne apposite basate su sentimenti positivi.

uno screenshot fresco fresco dalla home: ho appena comprato un tostapane...ho fatto yoga per la prima volta. E nessuno può commentarvi che il tostapane si romperà fra un mese e che non hai la volontà necessaria per fare Yoga sul serio e che tra due lezioni molli tutto...

uno screenshot fresco fresco dalla home: ho appena comprato un tostapane…ho fatto yoga per la prima volta. E nessuno può commentarvi che il tostapane si romperà fra un mese e che non hai la volontà necessaria per fare Yoga sul serio e che tra due lezioni molli tutto…

Per adesso è presto fare progetti, ma noi italiani dobbiamo iniziare sin da subito a resistere alla tentazione di liquidare sbrigativamente Happier come una cosa per pochi fricchettoni. Del resto molti leggendo hanno pensato che Happier copre praticamente tutto quel settore di pubblicazioni di Facebook che ogni giorno, quando le vediamo, commentiamo con un veloce ma deciso “e stica…“. Siamo discendenti di Catullo che diceva alla sua donna di dargli tanti baci, tantissimi, in modo che nessuno potesse contarli e “aut ne quis malus invidere possintaffinché gli invidiosi non ci mandino il malocchio.

Nella nostra cultura non c’è l’ostentazione della Felicità e delle piccole cose come negli States in cui il pensiero positivo è un culto che tocca livelli per noi patetici. Anzi, si teme molto l’invidia e dai tempi di Catullo abbondano gli scongiuri, i detti, i motti e le barzellette contro e sull’invidia. Anche se ormai, pur essendo un popolo di criticoni e lamentosi ci stiamo anche noi americanizzando e, di questi tempi, abbiamo proprio bisogno di una bella botta di positività…

Copywriting, Social Media, Public Speaking, Formazione, Business Development... tante cose da fare, tante cose di cui parlare, tante cose per la testa. E pensare da piccolo volevo fare l'archeologo...

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