Capire i trend sociali per migliorare l’esperienza in rete
Per persone fissate con la psicologia ed il comportamentismo risulta naturale, prima di lanciare una qualsiasi azione di marketing, chiedersi cosa stia accadendo su internet e nella società in generale. Verificare con le proprie mani (anche se sarebbe preferibile utilizzare gli occhi) se è possibile un’effettiva corrispondenza tra il messaggio che si sta per lanciare e la realtà con cui si scontrerà.
Insomma, dovremmo munirci di un bel barometro che indichi la pressione della nostra società.
I social media fanno parte di un’ecosistema che comprende, oltre a tutta la rete, anche la vita quotidiana, fatta di interruzioni continue, tra problemi personali, messaggi sms, televisione, studio e lavoro, tempo libero.
Qual è l’attenzione che possiamo dedicare ad un messaggio pubblicitario su un social network all’interno del quale, oltretutto, stiamo replicando la nostra vita reale? Molto scarsa, probabilmente.
Gli operatori del settore diventano, loro stessi, parte integrante di una lunga coda all’interno della quale c’è spazio solo per chi sarà in grado di gestire le informazioni in uscita per le nicchie di riferimento, che, se devono dare qualcosa in cambio, chiedono messaggi utili ed estremamente targetizzati.
Luca De Biase sostiene giustamente che:
Fiducia, reputazione, consapevolezza sono elementi di un insieme di beni comuni fondamentali per la pacifica convivenza e per la ricchezza di un ecosistema della conoscenza sostenibile. Le strategie della disattenzione tendono a consumare questi beni comuni, generando sfiducia, diffidenza e disattenzione. Insomma, tendono a inquinare l’ecosistema della conoscenza.
https://blog.debiase.com/2015/11/19/ecologia-dellattenzione/
Gestire la presenza di un brand sui vari social network diventa una vera sfida e la pianificazione si rivela fondamentale.
- Basta la presenza?
- A chi mi rivolgo?
- E mi ascolterà?
- Non corro il rischio che si riveli un boomerang?
Per questo motivo si rivelano fondamentali quelle risorse che hanno un’idea abbastanza chiara dei cambiamenti in atto in una società, quella di rete, che vive in un tempo senza tempo, direbbe Manuel Castells.
E com’è fatta questa società?
Per ottenere un buono schema ho consultato le ricerche Gfk Eurisko dalle quali emergono una serie di social trends utili a farsi un’idea dello stato della società di rete odierna.
Emerge così un profilo che ama essere connesso ovunque, ridefinendo le logiche di tempo libero e tempo lavorativo, e che, proprio per l’essere “always on”, intrattiene relazioni virtuali che non si differenziano poi molto da quelle reali.
In casa, combatte lo stress esterno con una moltitudine di devices tecnologici (home theater, tv al plasma, strumenti di homegym) ed ama fare shopping nel weekend soprattutto in coppia.
Ci troviamo di fronte a consumatori molto esigenti che si informano quasi sempre prima di fare un acquisto, considerano il loro lavoro un’opportunità di realizzazione personale ma, per questo, sono più stressati. Il loro stile di vita è molto frenetico ed hanno la consapevolezza della necessità di comportamenti sani ed equilibrati che, ovviamente, non riescono a mettere in pratica.
Questo profilo, come altri di cui si parla qui , ci dice che siamo in compagnia di persone estremamente complicate (basta dare un semplice sguardo alla nostra vita), le quali, probabilmente, reagiranno evitando volutamente un messaggio con il quale non sentono alcuna appartenenza.
Quanto tempo dedichiamo alla comprensione di queste dinamiche? Sbagliamo a pensare che sia poco?