Posizionamento SEO Contenuti e Keyword: ecco degli errori da non commettere
Vista la grande quantità di informazione online sulla SEO ci sono molti gestori di siti web ed imprenditori che cercano di fare una specie di SEO “amatoriale”: non avendo forse il budget adeguato per una consulenza, pur sapendo che con il loro lavoro non avranno il sito in prima posizione nei risultati di ricerca, cercano di rendere il sito più agevole per l’indicizzazione.
Hanno capito l’importanza dei Contenuti e questo è un bene, quindi cercano di unire le due cose. Tuttavia è pur vero che alcune tecniche SEO “amatoriali”, interpretando alla lettera cose lette in giro su internet possono essere inutili o dannose. E quello che è peggio e che ci sono sedicenti “esperti” che le applicano.
Nella mia esperienza di copywriter ho avuto diverse richieste bizzarre che mi hanno fatto pensare molto ed anche discutere con veemenza con il committente che non stava facendo le cose nel modo giusto.
Il modo di procedere è molto semplice: in base al proprio business si fanno delle ricerche su un qualsiasi tool per l’analisi del volume di ricerche per determinate parole chiave, si trova quella più ricercata e si creano testi ottimizzati per questa. Si può perdonare se lo fa qualcuno che si dedica ad altro, ma non se qualche “esperto” si fa pagare per questo. Se ancora non vi siete convinti che quel discorso della densità di parole chiave lo dovete dimenticare e che sia per il marketing e gli obiettivi di conversione che vi siete preposti e sia per il motore di ricerca sono il percorso e l’esperienza dell’utente fanno la differenza, dovete continuare a leggere.
Se questi argomenti non vi sono chiari, se siete principianti, farete bene a cercare di capire quanto sto dicendo.
Andiamo a vedere nella pratica cosa succede.
Vi racconto la storia, vissuta in prima persona, di una società straniera che stava realizzando un sito che raccoglie dati di contatti ed informazioni su tutte le principali imprese di telefonia, assicurazioni e banche del mercato spagnolo.
Appoggiata da un sedicente consulente SEO, il sito crea uno schema per realizzare i testi delle pagine relative od ogni compagnia.
Il criterio principale è che i testi siano “ottimizzati” (secondo loro) su una delle ricerche più frequenti che la gente fa quando digita il nome di queste compagnie. E, in questo caso si tratta nello specifico la frase di ricerca “[nome compagnia] telefono“. Abbastanza ovvio: per ogni società il numero di contatto è una delle cose che la gente cerca più spesso su Google (e per esperienza so che le società spagnole in quanto a difficoltà nell’avere a che fare con il servizio clienti e mancanza di trasparenza sanno essere peggio di quelle di italiane!).
I requisiti che sono inseriti in queste “regole per la creazione dei testi” sono veramente orripilanti: densità di keyword, numero di ripetizioni nel testo delle keyword secondarie (che spesso sono la principale con l’ordine delle parole invertito o con errori più frequenti commessi dagli utenti quando fanno determinate ricerche, tipo “pypal” invece che Paypal). Diciamo che è un modo molto old-fashioned di approcciarsi alla SEO ed al content marketing ed un modo assolutamente sbagliato, perché dimentica completamente l’utente.
- Che tipo di testo si offrirà all’utente quando l’obiettivo è buttare giù 500-700 parole con una predominanza fondamentale di parole e frasi che nel linguaggio corretto nemmeno si usano. Cioè se molti utenti cercano “Banca xxxx numero” io non è che devo scrivere “il banca xxx numero di telefono è…”. È assurdo.
- Di che cosa bisognerà blaterare poi per usare tante volte queste frasi?
- Qual’è l’utilità del contenuto per il cliente se è scritto con questi presupposti?
I problemi che questa pratica causa sono molti anche a livello SEO: il testo può essere considerato semplicemente SPAM quindi penalizzato anziché valorizzato ed anche se dovesse finire in un buon posizionamento (Google non è infallibile e comunque non è immediato nelle penalizzazioni così come nei premi, lo sappiamo) molti utenti abbandoneranno la pagina quando non ci troveranno niente di utile (a parte il numero che cercavano, se lo trovano subito) e testi lunghi che non forniscono nulla di utile. Aumenta il bounce rate (che influisce negativamente sul posizionamento).
Ed in tutto questo, in questo specifico caso che si basa sulla ricerca dei numeri di telefono delle aziende, si sono dimenticati una cosa importantissima:
Knowledge Graph
Molte grandi aziende hanno già implementato i loro siti con il markup che permette a Google di rispondere automaticamente alla ricerca dell’utente con il dato che cercava. Provate a scrivere per esempio “Wind Telefono” o “Numero Wind” “Servizio Clienti Wind” e visualizzerete subito il numero senza dover aprire nessuna pagina. Quindi nel caso di questo esempio molto del lavoro è praticamente inutile (e se lo state pensando vi rispondo subito: nella lista di compagnie “recensite” dal committente nel caso che sto usando come esempio non ci sono solo quelle che ancora non vengono fuori nei risultati di Knowledge Graph).
Se l’utente vuole il numero di telefono e lo trova sul motore di ricerca, la ricerca è finita: la sua motivazione principale era dover chiamare l’azienda, quindi è molto probabile che dopo aver trovato il numero farà la sua chiamata. Non si andrà mai ad aprire un articolo di 700 parole che girano intorno al numero di telefono dell’azienda!
Che tipo di marketing è se l’esigenza del cliente è completamente tenuta in secondo piano?
La morale della storia…
Ho scelto questo caso specifico perché è una summa abbastanza completa di molti errori grossolani che ancora si commettono troppo spesso.
Non solo si progettano i testi con criteri di keyword density che non hanno alcun senso, ma si crede di poter “scrivere per il motore di ricerca” come se ci fosse una lingua per Google e che questa è più importante di quello che l’utente legge.
E se questo è un fatto risaputo da anni che a molti del settore suonerà come un “Capitan Ovvio”, per molti non è così.
Tra l’altro, l’errore ancora più grave è non considerare l’impatto di Google come Motore di Risposta grazie al Knowledge Graph. È chiaro a tutti come alcune “risposte” riducano il traffico ai siti relativo ad alcune ricerche, ci sono dati che dimostrano come la stessa Wikipedia ha avuto un calo di traffico proprio per questo motivo. Knowledge Graph è un arma a doppio taglio: dal punto di vista del marketing per le aziende è molto importante: a loro non interessa se i contatti da potenziali clienti arrivano tramite mail, social, telefonate, o siti di prenotazioni, gli interessa che arrivino!
Per loro qualsiasi strumento di Internet ha il fine di aumentare i clienti e Knowledge Graph è tra questi.
In tutti gli altri casi invece non possiamo non tenere in conto l’impatto che Knowledge Graph può avere nelle ricerche relazionate.
Non giocate con la SEO
Se avete un blog e volete fare qualche esperimento va benissimo, impiegare tutte le tecniche che volete. La SEO va avanti proprio a forza di dati empirici visto che la verità assoluta Google non la dice mai.
Quando però si tratta del vostro lavoro, della vostra attività, non giocate facendo esperimenti strani con cose che avete letto qua e là e che avete capito male. E se assumete dei consulenti valutate bene la persona, cercate di capire quali garanzie può offrire e non fermatevi a frasi come “il numero uno” oppure al prezzo più basso.
Se per il vostro lavoro dovete comprare un camion per consegnare ogni settimana direttamente ad importantissimi clienti che avete a 2000 km dalla vostra sede non penso proprio che comprerete il camion più economico sul mercato o vi fidate del venditore che vi dice “è il miglior camion del mondo” senza guardare caratteristiche come consumi, motore…Se siete così ingenui da farlo e comprate un camion difettoso semplicemente non farete il vostro lavoro: non arriverete mai dai vostri clienti.
Con la SEO è lo stesso. Quanto lontano volete arrivare?
Stefano Pierro
7 Ottobre 2015 at 00:37Non giocate con la SEO mai parole più sagge. Leggendo la storia è qualcosa di incredibile di quanta gente si spaccia in giro per esperti del settore per poi proporre tecniche vecchie e scorrette per di più.
http://www.stefanopierro.it