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Le ragioni del dislike e del defollow su Facebook e Twitter

Fare marketing su Facebook e Twitter è oggi di vitale importanza vista la necessità di presidiare canali molto affollati e ricchi di target, ma sempre più complicato visto l’aumento di competitor che insediano questi social network senza una buona strategia di comunicazione.

All’aumento dei competitor vanno ovviamente aggiunti una serie di calcoli veri e propri per essere visibili. In molti ad esempio hanno discusso sul timing, ci sono orari migliori in cui postare per ottenere like, condivisione e retweet, ed altri peggiori, si ok, me se tutti postiamo negli orari migliori cosa accade?

E cosa accade se postiamo troppo, troppo poco o spingiamo troppo il nostro brand?

La stessa domanda si può fare per la vecchia ma sempre utile e-mail. Stiamo mandando troppe e-mail? E soprattutto, il contenuto è utile?

Ecco la risposta:

Come reagiscono gli utenti all’E-mail marketing



Dal Social Break Up Report di Exact Target si evincono numerose problematiche, alcune anche semplici e banali che potrebbero essere evitate con un po’ di buon senso (qualcuno forse non ha ancora letto Permission Marketing di Seth Godin).

Contattare un potenziale cliente via e-mail, Facebook e Twitter va fatto ma in modo diverso e mirato. Ciò che vale per le e-email (frequenza e ripetitività), può valere anche per il marketing sui social network.

Come gli utenti Facebook interagiscono con i brand

Su Facebook dopo aver cliccato sul tasto mi piace, secondo la ricerca, il 51% degli utenti si aspetta che la società o il brand in questione gli mandi messaggi pubblicitari, per il 40% non è così (e ci interessa capire cosa si aspetta questo 40%), mentre il restante 9% non sa cosa aspettarsi.

Sempre dalla ricerca si evince che l”età ed il genere dei fan è importante per capire che tipo di permesso viene accordato. Il 40% dei giovani dai 24 in giù si aspetta messaggi di marketing via Facebook ed ancora di più per coloro che vanno dai 35 in su (55%). Gli uomini, rispetto alle donne si aspettano molto meno di ricevere messaggi pubbilcitari (44% contro 55%).

Ovviamente ricevere un “Mi Piace” non equivale ad un accordo per la ricezione di messaggi pubblicitari, è anche un modo per comunicare agli amici i propri gusti, un modo per autodeterminarsi, quindi sempre molta attenzione.

Come ho già ripetuto molte volte su questo blog, dobbiamo ricordare che Facebook, con tutti i brand che vogliono farsi vedere è un po’ come un mercato affollato dove i venditori strillano per accalappiarsi il cliente e il cliente si avvicina solo se ciò che vede può portargli un vantaggio.

Motivi per cui gli utenti smettono di seguire un brand su Twitter

A leggere i dati sembra proprio che il problema di Twitter siano i contenuti non la frequenza. Nonostante un alto tasso di abbandono si è riscontrato che chi utilizza Twitter è un heavy user anche di altri social network, un vero amante della rete e quindi un potenziale brand ambassador.

Chi smette di seguire un brand adduce tra le motivazioni contenuti troppo ripetitivi (52%), uno stream troppo affollato da messaggi pubblicitari (41%), ed una frequenza di post troppo alta (39%).

Quindi

È consigliabile far capire immediatamente a chi ci segue quali saranno i nostri intenti (customer care? pubblicità? mera conversazione?). Contattiamo quindi uno ad uno i nostri follower non appena riceviamo la notifica di subscribe e spieghiamo loro quale sarà il fine della nostra presenza su Twitter.

Ne trarremo entrambi un sicuro vantaggio garantendoci dei follower consapevoli ed evitando di disturbare coloro a cui il nostro messaggi non interessa.



Nel 2009 crea Socialmediamarketing.it. Web marketing manager, con passione per SEO, Social e Google Ads. Formatore aziendale. Laureato in comunicazione nel 2006 con tesi sullo User generated advertising.

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