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Post-elezioni: molti politici abbandonano Facebook

Una bella analisi è stata svolta da MR & Associati Comunicazione sulle attività svolte dai politici nelle 72 ore successive la chiusura dei seggi. Il dato emerso è tanto sconfortante quanto scontato.

Indovina un po’? Molti politici hanno abbandonato le relazioni intessute con i cittadini su Facebook e si sono limitati ad un messaggio di ringraziamento. Alcuni come la pagina fan di Rocco Palese , hanno ancora la foto promozionale.

Anche a me è capitato di seguire alcuni politici e la sensazione è stata la stessa.

Un mese di tartassamento durante il quale pochi o nessuno ha parlato di programmi, e poi il silenzio. Una bella occasione persa, mi verrebbe da dire.

Un occasione persa per tutti, soprattutto per quell ‘e-democracy che tarda a prendere piede nel nostro paese.

Un’occasione persa anche per le persone delegate a gestire queste pagine fan. Dal rapporto si legge giustamente che:

Un affermato rappresentante politico non può stare ad inseguire i dibattiti che lo riguardano sui social network, per mancanza di tempo: risorsa preziosa e assai limitata nell’agenda politica quotidiana.

Ed è perquesto che, volendo a tutti i costi essere presente su fb, si delega lagestione della propria pagina a uno o più collaboratori.

Ma come avviene questa delega? Quale la missione affidata ai delegati? Quali le regole e la policy adottate? E, soprattutto, quali le competenze dei delegati scelti ad amministrare la pagina?

Si è evidenziato inoltre come Facebook sia stato utilizzato come medium di massa dove il one to many è prevalso sul one to one che dovrebbe essere tipico di una strategia nella quale bisogna costruire solide relazioni ed instaurare un rapporto di fiducia.

Questo perché se la gestione è delegata occorre avere un filo diretto con il politico per dare risposte efficaci a domande particolari o moderare attacchi su fatti veri o presunti tali.

Una gestione chiara, ottimizzata e trasparente è parsa essere quella delle pagine di Nichi Vendola ed Enrico Rossi.

Chi vuole quindi imparare come gestire al meglio la pagina fan di un politico ed offrire una buona consulenza può studiarsi il flusso delle pagine sopra citate e leggere l’interessante pdf di MR Associati.

Chiunque avesse belle o cattive esperienze di gestione delle pagine fan di un politico può segnalarle qui.


Nel 2009 crea Socialmediamarketing.it. Web marketing manager, con passione per SEO, Social e Google Ads. Formatore aziendale. Laureato in comunicazione nel 2006 con tesi sullo User generated advertising. Si occupa di consulenza social e web marketing per aziende e onlus.

13 Comments
  • Dario Ciracì
    16 Aprile 2010 at 11:50

    Infatti sulla nostra fanpage “Puglia2.0” abbiamo pubblicato dei dati che dimostrano come Vendola abbia raggiunto i migliori risultati a livello di engagement https://www.facebook.com/#!/album.php?aid=14049&

  • Alessandro Sportelli
    16 Aprile 2010 at 11:53

    Jose che vuoi che ti dica amico mio… credo sia la persona a fare il social network ancor più del mezzo. Di conseguenza qualcuno tipo vendola che è un gran comunicatore (offline) ed è anche molto furbo usa i social come estensione della sua strategia … gli altri non hanno capito una sega (perdona l'espressione ma è ciò che penso). Ciao 🙂

  • Jose Gragnaniello
    16 Aprile 2010 at 12:25

    Il dato interessante è che certi politici si comportano come certi marchi. Si può parlare infatti di brandizzazione del politico. Anche la logica del “diventare fan” porta a questi risultati.
    A mio parere gran colpa ce l'ha chi fa la consulenza. Come sostiente giustamente questa ricerca i politici sono molto indaffarati e quindi l'aiuto di un buon consulente diviene imprescindibile.
    Ovvio poi che se in politica vuoi fare demagogia ti ritroverai a farla anche sui social network dove però c'è gente che ti risponde e che scava nel tuo passato.
    Questa è la “piccola” differenza con i normali media mainstream.

  • Alessandro Sportelli
    16 Aprile 2010 at 12:30

    Jose secondo me non basta neanche un bravo consulente quando un politico non è trasparente ed ha problemi a relazionarsi coi cittadini. La questione in questo ed altri casi non è più il SMM.

  • Dario Ciracì
    16 Aprile 2010 at 12:39

    Secondo me la politica non va bene per il social media marketing. Non andrebbe proprio fatta! Io quello che ho visto durante le elezioni, è stato solo spamming.
    E poi, cosa è rimasto di “social” nella politica di oggi?

  • Jose Gragnaniello
    16 Aprile 2010 at 12:48

    Se sei un buon consulente e ti trovi di fronte ad un politico non trasparente gli dici di prendere altre strade. Anche questa è consulenza, o no?
    A mio parere la presenza dei politici sui social network è utilissima, anche per i cittadini.
    I primi possono rendersi conto di quale abbondanza di domanda di trasparenza e di relazione ci sia. E grazie a ciò magari riescono a migliorare sè stessi e le loro politiche.
    I secondi possono esercitare quella pressione che è nei doveri di un cittadino e a rendersi conto che non tutto è perduto. Migliorando così la partecipazione democratica e l'attivismo politico sano.
    Appunto perché di social è rimasto poco nella politica di oggi è necessario intraprendere questa strada.
    Dalla rete alla strada e dalla strada alla rete.
    Una volta tanto fatemi essere ottimista 😛

  • sergiovazzoler
    16 Aprile 2010 at 13:46

    Grazie, Jose, per aver ripreso e completato la mia analisi. Ora si tratta di trovare nuove modalità per rendere più utile ed efficace tutta questa voglia di partecipazione e mobilitazione.
    Libertà, apertura, facilità di accesso e comunicazione orizzontale sono qualità preziose delle piattaforme digitali. E' altrettanto vero, però, che l'assenza di regole e policy appropriate, così come di una guida che fornisca chiavi di lettura e interpretazione, solleciti e incanali verso obiettivi e azioni specifiche la partecipazione, rischia di dare ragione a chi pensa che la rete sia solo un esercizio per fighetti…
    Occorre evitarlo e fare presto!

  • Jose Gragnaniello
    16 Aprile 2010 at 14:10

    Grazie a te per l'intervento!
    Su questo blog ci siamo interrogati spesso su quale sia la miglior definizione di standard adatti all'utilizzo dei social media sia per il marketing che per la politica e abbiamo anche provato a darne qualcuna.
    Ma spesso, dalle parole ai fatti, accadono imprevisti e non si riesce a fare ciò che nelle intenzioni sembrava buono (o almeno voglio illudermi che sia così :P).
    Penso che se ognuno si impegna a dare il proprio contributo per fornire risorse utili, così come avete fatto voi, qualcosa può migliorare.

  • cybergerac
    16 Aprile 2010 at 15:00

    sinceramente vedo pochi consulenti che indirizzerebbero un politico (pagante!!) ad intraprendere altre strade. Il consulente assunto per fare SMM, lo farà, indipendentemente dal politico in questione. Sarebbe il caso che nascesse (da qualche parte) un social ethical marketing 🙂 per l'Italia è troppo presto, ovviamente!

  • cybergerac
    16 Aprile 2010 at 15:03

    oltre facebook penso che anche twitter, se usato costantemente e non solo durante la campagna elettorale, possa aiutare i politici ad avvicinarsi ai cittadini e a stimolare qualche sorta di interesse che sembra ormai perduto. Obama (devo citarlo!!) c'è riuscito e ne sono ben contento 🙂

  • La Democrazia
    19 Aprile 2010 at 08:46

    Buongiorno,
    come diceva @luciocincinnato nelle reazioni, abbiamo scritto un post partendo dalle conclusioni di @sergiovazzoler e abbiamo fatto lo stesso esperimento con Twitter. I risultati sono molto simili anzi, piùi sconcertati. https://www.lademocrazia.it/twitter-dopo-la-camp

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