Il vero valore dei contenuti generati dagli utenti
Un paio di anni fà, quando anche in Italia esplose il fenomeno (moda) del web sociale, non c’erano post sui blog, convegni, libri, tesi di laurea, ecc che almeno una volta non citassero il termine User Generated Content e il suo acronimo – che sà molto di partito della prima Repubblica – u.c.g.
E’ passato un po’ di tempo ed è possibile quindi fare le prime considerazioni, capire quindi se questi User Generated Content abbiano cambiato qualcosa nei rapporti tra aziende e persone.
Gianluca Diegoli è scettico e pensa che fino ad oggi gli u.c.g. siano stati un mezzo fallimento..
Io alla favola dello User Generated Content non ci ho mai creduto tanto, e ora che gli illusori (i vari brand) hanno capito che non si troveranno lì a gratis gli stessi contenuti che erano abituati a pagare, e gli illusi che non troveranno una scorciatoia tanto facile per il successo del loro presunto talento, prevedo un rapido ridimensionamento dell’hype attorno al termine.
Considerazione condivisibile, soprattutto perchè i contenuti degli utenti sono stati considerati dalle aziende come semplice merce di scambio: tu dammi la tua foto/video/testo gratis ed io in cambio ti prometto “5 minuti di gloria”.
Frequentando attivamente Flickr ne ho viste parecchie di queste situazioni (la maggior parte negative a dire la verità) che hanno interessato molto amici fotografi; leggendo i loro commenti si comprende perchè le aziende non hanno saputo gestire bene gli user generated content. Nei loro racconti è evidente la soddisfazione non tanto per il contentino prospettato dalle aziende (“ti pubblichiamo la foto sul nostro sito e diventi un figo”) ma per essere riusciti per la prima a dialogare con una azienda in modo diverso: essere stati contattati da una persona dell’azienda, aver scambiato mail ed opinioni, aver fatto e ricevuto domande dirette…questi sono gli elementi messi maggiormente in risalto.
Perchè le aziende non riescono a gestire gli u.c.g. come dovrebbero?
Perchè guardano solo al contenuto e non puntano alla relazione. Questi contenuti generati dagli utenti rappresentano un gancio perfetto per iniziare a parlare con le persone, un po’ come quando il lunedì al bar si inzia a discutere con sconosciuti sulle partite di campionato del giorno prima. Invece le aziende che fanno? puntano a scroccare gratis il prima possibile la foto e poi scappano senza farsi più sentire, senza coltivare la fiducia che gli avevano dato le persone contattate.
Non hanno fallito gli u.c. g. ma il modo con il quale le aziende hanno cercato di coltivarli, sfruttandoli e basta.
Alessandro Sportelli
7 Febbraio 2009 at 17:25Ciao Domenico, cito una domanda presente nel tuo post:
“Perchè le aziende non riescono a gestire gli u.c.g. come dovrebbero?”
Credo fermamente che le aziende NON dovrebbero gestire gli u.g.c. ma dovrebbero solo incentivarli, accompagnarli, semplificarli, renderli emozionanti, vivi.
Le aziende che credono di poter manipolare la naturale attività di “socializzazione e condivisione” della gente secondo me stanno perdendo tempo.
Ciao 🙂
Alessandro Sportelli
7 Febbraio 2009 at 18:25Ciao Domenico, cito una domanda presente nel tuo post:
“Perchè le aziende non riescono a gestire gli u.c.g. come dovrebbero?”
Credo fermamente che le aziende NON dovrebbero gestire gli u.g.c. ma dovrebbero solo incentivarli, accompagnarli, semplificarli, renderli emozionanti, vivi.
Le aziende che credono di poter manipolare la naturale attività di “socializzazione e condivisione” della gente secondo me stanno perdendo tempo.
Ciao 🙂
Matteo Galli
8 Febbraio 2009 at 14:37Figurati Enzo, se ho ripreso il tuo intervento è perchè l’ho trovato lucido e molto lineare.
Condivido in pieno con quello che dici. Questi manager old style, come tu li chiami, temono che all’interno i Social Media non possano controllare la situazione perchè abituati a dinamiche completamente (leggi media mainstream).
Dovrebbero invece capire che hanno tra le mani un potenziale molto alto da poter sfruttare, ma devono capire che nei Social Network non devono essere “sfruttati” per portare avanti campagne di Brand awareness più o meno camuffate. Ma devono entrarci capendone le logiche e usando un linguaggio spogliato dei fronzoli corporate/istituzionali.
Fare una pagina su FaceBook non è di per sè sufficiente ad approcciare nel modo corretto i Social Media.
Da parte loro occorrebbe un cambio di atteggiamento: dal presidio, alla conversazione. Dal piedistallo ad una posizione “intra pares”.
Matteo Galli
8 Febbraio 2009 at 14:37Figurati Enzo, se ho ripreso il tuo intervento è perchè l’ho trovato lucido e molto lineare.
Condivido in pieno con quello che dici. Questi manager old style, come tu li chiami, temono che all’interno i Social Media non possano controllare la situazione perchè abituati a dinamiche completamente (leggi media mainstream).
Dovrebbero invece capire che hanno tra le mani un potenziale molto alto da poter sfruttare, ma devono capire che nei Social Network non devono essere “sfruttati” per portare avanti campagne di Brand awareness più o meno camuffate. Ma devono entrarci capendone le logiche e usando un linguaggio spogliato dei fronzoli corporate/istituzionali.
Fare una pagina su FaceBook non è di per sè sufficiente ad approcciare nel modo corretto i Social Media.
Da parte loro occorrebbe un cambio di atteggiamento: dal presidio, alla conversazione. Dal piedistallo ad una posizione “intra pares”.
Matteo Galli
8 Febbraio 2009 at 15:37Figurati Enzo, se ho ripreso il tuo intervento è perchè l’ho trovato lucido e molto lineare.
Condivido in pieno con quello che dici. Questi manager old style, come tu li chiami, temono che all’interno i Social Media non possano controllare la situazione perchè abituati a dinamiche completamente (leggi media mainstream).
Dovrebbero invece capire che hanno tra le mani un potenziale molto alto da poter sfruttare, ma devono capire che nei Social Network non devono essere “sfruttati” per portare avanti campagne di Brand awareness più o meno camuffate. Ma devono entrarci capendone le logiche e usando un linguaggio spogliato dei fronzoli corporate/istituzionali.
Fare una pagina su FaceBook non è di per sè sufficiente ad approcciare nel modo corretto i Social Media.
Da parte loro occorrebbe un cambio di atteggiamento: dal presidio, alla conversazione. Dal piedistallo ad una posizione “intra pares”.
Jose Gragnaniello
8 Febbraio 2009 at 19:07@Alessandro:
Bravo.
Ma Domenico penso parlasse di gestione come sfruttamento di una risorsa in più.
Ci sono aziende che addirittura non vedono di buon occhio la “manipolazione” della loro comunicazione ufficiale ed altre che non fanno alcuna attività di analisi su ciò che riguarda i contenuti generati dagli utenti a loro favore.
Un’analisi atta a far scaturire una forma di relazione sia con chi ha prodotto quei contenuti che con la sua rete amicale.
Jose Gragnaniello
8 Febbraio 2009 at 19:07@Alessandro:
Bravo.
Ma Domenico penso parlasse di gestione come sfruttamento di una risorsa in più.
Ci sono aziende che addirittura non vedono di buon occhio la “manipolazione” della loro comunicazione ufficiale ed altre che non fanno alcuna attività di analisi su ciò che riguarda i contenuti generati dagli utenti a loro favore.
Un’analisi atta a far scaturire una forma di relazione sia con chi ha prodotto quei contenuti che con la sua rete amicale.
Jose Gragnaniello
8 Febbraio 2009 at 20:07@Alessandro:
Bravo.
Ma Domenico penso parlasse di gestione come sfruttamento di una risorsa in più.
Ci sono aziende che addirittura non vedono di buon occhio la “manipolazione” della loro comunicazione ufficiale ed altre che non fanno alcuna attività di analisi su ciò che riguarda i contenuti generati dagli utenti a loro favore.
Un’analisi atta a far scaturire una forma di relazione sia con chi ha prodotto quei contenuti che con la sua rete amicale.
Domenico
8 Febbraio 2009 at 21:09@Alessandro
forse ho sbagliato verbo, più che di “gestione” è meglio parlare di “approccio” con gli ucg.
Certo è che poi, una volta aver “approcciato” nel modo corretto, bisogna essere capaci di gestire appunto la relazione e per farlo sono necessarie correttezza, fiducia e trasparenza.
Domenico
8 Febbraio 2009 at 21:09@Alessandro
forse ho sbagliato verbo, più che di “gestione” è meglio parlare di “approccio” con gli ucg.
Certo è che poi, una volta aver “approcciato” nel modo corretto, bisogna essere capaci di gestire appunto la relazione e per farlo sono necessarie correttezza, fiducia e trasparenza.
Domenico
8 Febbraio 2009 at 22:09@Alessandro
forse ho sbagliato verbo, più che di “gestione” è meglio parlare di “approccio” con gli ucg.
Certo è che poi, una volta aver “approcciato” nel modo corretto, bisogna essere capaci di gestire appunto la relazione e per farlo sono necessarie correttezza, fiducia e trasparenza.
Alessandro Sportelli
9 Febbraio 2009 at 17:11Ops chiedo scusa, sicuramente ho frainteso io
Alessandro Sportelli
9 Febbraio 2009 at 18:11Ops chiedo scusa, sicuramente ho frainteso io